Nando ha compiuto la sua vita, ricca di giorni, Se ne è andato al di la della fatica di questi ultimi tempi, con quella sua eleganza, con quella leggerezza, con la libertà che lo ha sempre accompagnato. La sua vita, in modo diverso, si era intrecciata alla nostra. E per quel suo modo di stare in relazione con noi, sapeva farci lo spazio, darci l’ascolto, dirci la parola per cui ognuno e ognuna si poteva sentire speciale per lui, per quel suo modo di valorizzare ciascuno e il nostro incontro. Non era un santo, e noi non lo vogliamo proiettare su una nuvola di perfezione, però aveva una umanità bella, aperta, ospitale, per cui sapeva sempre sorprenderci e commuoverci. Il suo modo di vedere il mondo, di riflettere sulla vita ci attraeva. E non solo le persone legate a lui dagli affetti o dall’amicizia. Mi ha sempre colpito ad esempio la reazione degli studenti del liceo che in diverse occasioni accompagnavo da lui. Tutti intorno lo ascoltavano raccontare. Si trovavano davanti il Novecento in carne e ossa, un secolo riassunto nel volto di una persona viva, dallo sguardo aperto, dagli occhi ridenti. Questa esperienza fatta molte volte segnava i ragazzi, conquistati dalla lucidità, dalla libertà intellettuale, dalla raffinatezza di pensiero, dalla passione civica di questo inconsueto Maestro che insegnava loro come era nata la Costituzione, il valore irrinunciabile della democrazia, l’arte del dialogo. Ma anche alcune pagine della letteratura, il racconto della sua amicizia con il suo alter ego e impareggiabile amico Luigi Meneghello. E poi della Bibbia come patrimonio dell’umanità : fucina di poesia, di arte, di pensiero, di sapienza.
Gli studenti chiedevano di ritornare da Nando, perchè era così bello per loro incontrare un uomo vecchio che sapeva rinascere. E questa esperienza ci ha ispirato nella scelta delle letture. In particolare del vangelo di Giovanni, l’incontro con Nicodemo. Quest’uomo giusto, è un cercatore insonne e chiede a Gesù come si possa accogliere questo sogno, questa utopia di un mondo nuovo. Bisogna imparare a rinascere dice Gesù. Ma può un uomo quando è già vecchio entrare di nuovo nel grembo della propria madre? Era la domanda degli studenti : come può un uomo vicino ai cent’anni mantenere questa voglia di rinascere, di imparare, di rinnovarsi? Ma e’ la domanda che ci facciamo anche noi rispetto alla vita e al modo di attraversarla. Si può rinascere? L’aveva capito bene una filosofa del Novecento, filosofa della poesia, Maria Zambrano quando diceva che noi umani siamo prima che esseri “mortali” degli esseri “ Natali”. E non solo all’inizio ma per tutta la vita, per noi umani scrive “ più che nascere è un andare nascendo” . Per questo viviamo nella vita molte rinascite. Per Nando queste rinascite erano dentro un pensiero sempre in ricerca che si rinnova, dentro la via della bellezza, dell’arte, la lettura dei libri, il gusto della parola, delle relazioni, delle amicizie.
Ma anche la fede era questo processo di rinascita, una fede critica, adulta, libera. Non soggiogata da moralismi, non incatenata da rigidità e da scrupoli servili. Una fede adulta si ma che aveva custodito anche quello stupore del fanciullo che non l’aveva mai abbandonato e che si specchiava nei suo occhi. Nando con Paola aveva capito che il Dio della Bibbia era il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, ovvero il Dio delle persone.
Ha vissuto questa fede natale nel suo impegno in una visione che aveva trovato nel Concilio e nella profezia di Papa Giovanni XXIII una Insperata possibilità. Perchè lui e Paola per parafrasare il discorso di apertura del concilio, non erano profeti di sventura sempre pronti a guardare indietro e a lamentarsi del mondo e dell’oggi, erano di quelli invece che volevano fare un balzo in avanti e forzare l’aurora. Che sapevano leggere i segni dei tempi.
Il cantico dei cantici, che ho letto a Nando nell’ultima notte, secondo quanto mi aveva confidato un tempo un vecchio rabbino : quando uno sta per morire è importante leggergli un poema d’amore. Il Cantico e in particolare questa parte dell’amata che cerca l’amato, è commentato da Paola di cui Nando fece raccogliere alcuni scritti per farne un libretto da donare agli amici. L’aveva intitolato “Paola la sua parola, il suo cammino” In una di queste pagine Paola racconta di un sogno in cui cerca Nando che non riesce a trovare e commenta questo “ questo sogno mi rimanda alla ricerca dell’amato da parte dell’amata, al Cantico dei Cantici. L’amore di Nando e verso Nando è per me la scala, la via contiene le stesse dinamiche del cantico dei cantici... e poi dopo averla raccontato a Nando questo sogno decidono di leggere insieme questo libro della Bibbia pieno di bellezza e di poesia.
C’è una espressione nella parte del Cantico che abbiamo letto : l’amata dice alle guardie se lo trovate il mio amato ditegli che io sono malata. malata d’amore.
Una espressione forte, che dice però forse il segreto più profondo di Nando oltre che di Paola: essere malato d’amore. E se Giovanni nelle sue lettere confessa che Dio è amore, allora si capisce da dove veniva l’energia di Nando, la sua umanità, la sua passione per la vita. La sua stessa fede nel Vangelo.
Questa comunione profonda con Paola l’ha sostenuto anche dopo che lei era morta. Nando sorprendentemente ha continuato a credere nella vita, ad amarla la vita, a gustarla fin che gli è stato possibile. Rivelando quando sapesse attingere dal suo pozzo le risorse, l’acqua viva che non lasciava rinsecchire il suo albero, ma che lo faceva ancora essere vivo con quei colori autunnali intensi come le querce dell’amata foresta sacra di Camaldoli.
Nando è stato con Paola in Rinascita Cristiana e nel Sae uno dei pionieri dell’ecumenismo, ha girato con lei l’Europa e il mondo per questa causa dell’unità e della convivialità tra i popoli. Ma poi si è trovato a vivere l’ecumenismo quotidiano in casa : assistito da persone che venivano da culture diverse: dall’Africa e dall’est Europeo, dal Brasile e dal Marocco, di fede musulmana, cristiana ortodossa o pentecostale. In quell’ecumenismo della vita quotidiana Nando ha rivelato un Dio conviviale, rispettoso della differenze, attento alle persone. E ha accolto negli altri questo Dio sorprendente e commovente.
Un Dio che sapeva anche ridere e che aveva dato a Nando un dono speciale : lo spirito dell’umorismo, quella piccola trascendenza che aveva fatto di lui non solo un uomo di spirito ma un uomo secondo lo spirito.
Perchè per tornare al Vangelo di Giovanni Nando amava il vento, perché amava la libertà.
Sulla parete della sua camera c’è una stampa di un’opera di Chagall detta la Passeggiata : la donna in volo e da la mano all’uomo in piedi sulla terra. Tante volte aveva commentato quel quadro immedesimandosi insieme a Paola e diceva : non so se sono io che la tiro giù o se è lei che mi tira su...
Un modo laico ( Nando è stato un maestro di laicità) per interpretare quel sublime verso del cantico “ più forte della morte è l’amore”
Ho detto a uno studente del liceo che avevo portato a quelle insolite lezioni che Nando era morto. E’ rimasto in silenzio. Gli sono venuti gli occhi ludici.
Grazie Nando, Maestro, per questa meravigliosa lezione....

Marco Campedelli