All'indomani della sua elezione alla presidenza del SAE, Piero Stefani ha inviato ai soci questa lettera:

Cari Soci,
             tradizione, riforma e profezia erano le parole che hanno contraddistinto l'ultima sessione di formazione ecumenica. Qualificheranno anche la prossima. Valgono anche per la vita interna del SAE? Proprio ad Assisi siamo stati opportunamente messi in guardia da un uso troppo facile del termine «profeti». È stato però anche ribadito che il movimento ecumenico è dotato davvero di una carica profetica. La sete di unità che anima il dialogo tra le diversità è pratica ecumenica capace di presentarsi come esempio profetico anche al di là dei confini delle Chiese. In questa luce la valenza profetica della nostra associazione coincide con la sua stessa attiva partecipazione al movimento ecumenico.

Tradizione e riforma, intese entrambe con la minuscola, sono dal canto loro applicabili pure alla via interna del SAE. A partire dalla sua fondazione e grazie innanzitutto all'opera di Maria Vingiani ha preso forma una tradizione contraddistinta largamente da ritmi e appuntamenti fissi. Tuttavia non si tratta di una prassi irrigidita; essa, infatti, cerca costantemente di aprirsi in modo dinamico a quanto richiesto dall'evolversi dei tempi. Siamo desiderosi di riformarci a motivo della nostra stessa tradizione.

A questi tre termini occorre aggiungerne un quarto: testimonianza. Ne abbiamo avuto tante dal sorgere del SAE in poi. Il pensiero ora si concentra però soprattutto su quella di Marianita. Ci è stata di esempio come presidente, ma ci è stata e ci è di esempio ancora di più come persona che ci mostra cosa significa vivere con coraggio. Le sono, le siamo profondamente grati e cogliamo che «i gemiti dello Spirito» (Romani 8, 26) operano davvero in lei e, grazie a lei, in qualche modo anche in chi le sta vicino.

Sapete quali sono state le circostanze che mi hanno portato alla presidenza. Esse sono state tali da non consentire la presenza di proclami, progetti, programmi. I primi non ci saranno mai; i secondi e i terzi avranno, per forza di cose, un loro ruolo. Saranno tanto più efficaci quanto più diverranno espressione concreta dell'amicizia che ci lega. Come avviene in ogni associazione e in quasi tutte le convivenze ci saranno difficoltà e, con ogni probabilità, non mancherà neppure qualche tensione o malumore. Ma anche in quelle circostanze il SAE non farà forse proprio il motto ecumenico per eccellenza: è più quello che ci unisce che quello che ci divide?

Vi ringrazio di cuore per la fiducia dimostrata nei miei confronti, per le manifestazione di affetto e per gli auguri che mi stanno giungendo. So di poter contare sul vostro aiuto.

Un fraterno abbraccio

Piero