Il terzo giorno della sessione del SAE, in corso ad Assisi fino al 29 luglio, è stato dedicato ad ascoltare la voce delle donne. Già dalla prima mattina, come il terzo giorno narrato nel Vangelo di Giovanni, a parlare per prima è stata una donna, la pastora luterana Eva Guldanova, che ha commentato il brano biblico al centro della preghiera mattutina, Numeri 27,1-11. In apertura il piccolo culto ha ricordato l’aspetto duale della creazione dell’essere umano, maschio e femmina insieme a immagine di Dio, e il canto di Maria che proclama le grandi opere di Dio nella sua vita. Anche le cinque figlie di Zelofcad prendono la parola, insieme, ha spiegato la pastora luterana, per chiedere l’eredità del padre. “Non la chiedono per sé, ma per mantenere vivo il nome del padre, morto senza figli, nel popolo di Israele. Donne alle quali non era riservata eredità, chiedono di portare avanti una memoria. Sono le donne a consegnare le cose più preziose da una generazione all’altra: le tradizioni, i sogni, la fede, i progetti di una famiglia”. Guldanova, nipote di un uomo che desiderava essere pastore e non poté esserlo, ha rilevato tre elementi dal comportamento delle tre sorelle: il non egoismo, il coraggio e il chiedere davanti a Dio. “Dio vuole e può agire anche attraverso di noi se facciamo le nostre scelte in modo non egoistico, coraggioso e prendiamo consiglio a partire da lui. Lo Spirito Santo agisce insieme a noi, effettua cambiamenti, parla in modo da preservare le cose buone dal passato per le future generazioni e introdurre cose nuove, nuove leggi, nuove tradizioni che renderanno il mondo, la società migliori”. Un ultimo elemento che la pastora ha sottolineato nella storia delle cinque giovani è l’unità: “Quale sarebbe stata la risposta di Mosé e di Dio se solo una delle figlie o due avessero fatto la richiesta? L’unità ci rende forti e rafforza anche il nostro coraggio mentre allevia le nostre sofferenze e ci aiuta a sbarazzarci dei nostri pesi o almeno, se necessario, a portarli avanti”. La parola sacra del movimento ecumenico, ha concluso Guldanova, è unità: “Dobbiamo avere il coraggio di unirci attraverso le differenze e persistere nello sforzo per l’unità per raggiungere lo scopo del mondo migliore della società più giusta che potremmo consegnare ai nostri figli. E dal nostro Signore Gesù abbiamo imparato e con lui preghiamo per l’unità perché il mondo creda”.
La voce di altre donne nell’incontro ha mantenuto il clima di ascolto e dialogo iniziato la mattina con l’accensione della lampada davanti al libro delle Scritture. Francesca Cocchini, docente di Storia del Cristianesimo alla “Sapienza” di Roma e membro della Commissione di studio sul diaconato delle donne istituita dal Vescovo di Roma Francesco; Barbara Aiello, rabbina americana fondatrice della sinagoga “Ner Tamid (Luce eterna) del Sud” di Serrastretta, in Calabria; la teologa musulmana Nibras Breigheche, docente di diritto islamico, membro del direttivo dell’associazione donne musulmane in Italia (ADMI) e tra i fondatori dell’Associazione imam e guide religiose in Italia, hanno trattato il tema “Le donne nel futuro delle religioni”. Lo hanno fatto estraendo dalle proprie tradizioni frammenti di testi normativi, passaggi storici, interpretazioni, note autobiografiche e oggetti di culto nel caso della Aiello, donna di origini calabresi ritornata nella terra degli avi. La vita e il ruolo delle donne nelle religioni e per le religioni si dipana tra il pensiero di Dio nella creazione come tramandato nelle Scritture dei monoteismi, l’interpretazione dei passi, spesso complessa e passibile di fraintendimenti, e pregiudizi e incrostazioni culturali nella maggior parte di carattere androcentrico. Nella successione della storia a momenti di luce sono sopraggiunti secoli di buio e tentativi di tornare alla luce attraverso riforme nelle religioni e per iniziativa delle donne. Oggi, a fronte di istituzioni a conduzione prevalentemente maschile, ci sono chiese e realtà religiose come l’ebraismo riformato liberal dove ci sono donne rabbine e realtà islamiche dove ci sono guide religiose femminili. E c’è una terra comune tra donne della stessa religione e di religioni diverse, ha detto la Aiello, che è la vita spirituale “attraverso la quale è possibile per noi lavorare insieme per portare il bene nel mondo”.
Dopo i gruppi di studio e i laboratori pomeridiani, la giornata si chiude stasera all’interno della basilica di Santa Maria degli Angeli, davanti alla Porziuncola, per l’Inno Acatisotos ortodosso presieduto dall’arciprete ortodosso romeno George Vasilescu, con la partecipazione dei monaci di Bose residenti a San Masseo, in Assisi.