VALDO, FRANCESCO E CHIARA: LA POVERTÀ A SERVIZIO DELLA CHIESA  

 

 

L’itinerario ecumenico nella Basilica di San Francesco d’Assisi prevede un percorso storico-artistico guidato da frati francescani, che spiegheranno i cicli di affreschi e illustreranno principalmente la vita di Francesco e le vicende storiche ad esso inerenti, con qualche accenno probabilmente a Santa Chiara, sua conterranea e contemporanea.

L’intento con cui il Comitato Esecutivo ha proposto questo itinerario – oltre che per l’indubbio interesse artistico – è di arricchire ulteriormente il tema della Sessione, ricorrendo anche ad approcci inusuali alla prospettiva ecumenica che caratterizza il nostro essere SAE (associazione interconfessionale di laici per l’ecumenismo a partire dal dialogo ebraico-cristiano).

Questa sintetica scheda vuole fungere da chiave di lettura di quanto faremo nel pomeriggio di mercoledì .

Vi invitiamo perciò a leggerla (anche se per molti si tratterà di argomento noto) prima di salire ad Assisi, per avere come riferimento di fondo un panorama ampio e interconfessionale, all’interno del quale collocare la vita e il cammino di fede di Francesco e Chiara.

 

Francesco (Assisi, 1181 circa – 1226) e Chiara (Assisi, 1193 circa – Assisi, 11 agosto 1253) furono quasi coetanei di Pietro Valdo (Lione, 1140 – 1206 circa), il mercante francese che ispirò lo sviluppo della Chiesa evangelica valdese, unica confessione protestante autoctona italiana, la cui storia si sviluppa lungo due periodi ben separati: il primo in epoca medievale e il successivo a partire dalla Riforma luterana.

Quello che qui interessa è il periodo che vede la nascita del Valdismo cioè il Medioevo.

E’ infatti intorno al 1170-75 che Valdo, ricco mercante di Lione, in seguito a una crisi spirituale, si convertì, praticando alla lettera la parola di Gesù secondo quanto scritto in Mt 19,21: «Per essere perfetto, vai a vendere tutto quello che hai, e i soldi che ricavi dalli ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo. Poi vieni e seguimi».

Il suo rigore trovò terra fertile proprio nelle regioni del Nord della nostra Penisola. E precisamente, nella zona geografica collocata tra il Monviso e il Monginevro: sul versante Orientale (attuale Italia), i feudi furono governati dai principi d’Acaia prima, dai Savoia poi; sul versante Occidentale (oggi Francia), l’unità politica era il Delfinato che si estendeva anche su quello Orientale, nella Val San Martino, nell’alta Val Chisone e nell’alta Val di Susa.

Il potere politico era diviso fra feudatari laici (in Val Pellice) e feudatari religiosi (in Val Chisone) e si assisteva quindi a un accavallarsi d’interessi che rendeva queste terre particolarmente strategiche per lo sviluppo politico economico e religioso, anche in relazione alla vicinanza della Sede papale che, per buona parte del Medioevo, fu ad Avignone.

Dal punto di vista socio-culturale, si trattava di una zona di transito intenso tra la Provenza, patria dei Catari, e la Lombardia, simbolo della repubblica moderna contro l’impero e centro di sviluppo industriale del Nord. Crocevia di mercanti ma anche di predicatori, fu peraltro pure teatro di diverse manifestazioni di pensiero: già prima dello sviluppo del Valdismo, Pierre de Bruys, un frate eremita, predicò in Delfinato per anni, distruggendo croci, abbattendo statue, cacciando i frati dai conventi, protetto dalla popolazione.

Dal punto di vista teologico, i valdesi medievali si riconoscevano nella dottrina cattolica: per loro il vero problema infatti concerneva la vita della chiesa che non rispondeva più alla chiamata evangelica, essendosi lasciata corrompere dalle tendenze del mondo.

In questo senso il Valdismo fu una vera rivoluzione copernicana.

Ciò che contraddistinse i valdesi fu, in primis, il carattere eminentemente laico da cui derivava la rivendicazione del diritto di compiere una missione evangelizzatrice organizzata. In altri termini, il laico non apparteneva più soltanto alla chiesa discente, ma diventava membro della chiesa docente. Il sacerdozio non era annullato o svilito, ma ridimensionato, sia nel senso che il Sacramento dell’Ordine non era più indispensabile né serviva un incarico episcopale (Missio canonica) per predicare l’Evangelo, sia nel senso che la predicazione era così sottratta alla gestione clericale. Soprattutto, fu bandito il principio gerarchico: in tal modo si consentì la “riabilitazione” del ruolo del laicato e quindi anche la riqualificazione ministeriale della donna proprio in quanto laica; ciò che era inaudito per la chiesa e la società dell’epoca.

Seconda caratteristica del Valdismo fu fin dagli esordi la modalità di predicazione dell’Evangelo: il Valdismo nacque, infatti, come iniziativa di predicazione popolare e capillare, in modo itinerante. Ciò che implicava sia la facoltà di predicare senza mandato ecclesiastico, sia la libertà di predicare dappertutto (senza la clausola della stabilitas loci). Si trattava inoltre di una predicazione rigorosamente biblica: Valdo, a sue spese, fece tradurre in volgare molti libri biblici, oltre una raccolta di testi di Padri della Chiesa latina. Il contenuto della predicazione valdese era la vita apostolica, così come è descritta nel Sermone sul monte. Quelli che la chiesa considerava “consigli” diventarono per i valdesi “precetti” che dovevano essere seguiti da tutti i cristiani.

La terza caratteristica era la povertà. Non è corretto presentare il Valdismo come ‘movimento pauperistico’, anche se è indubbio che la povertà sia parte integrante della comprensione che i primi valdesi ebbero della loro missione. Non si trattava però di una povertà vissuta asceticamente come mezzo di perfezionamento personale bensì di un valore funzionale e critico. Funzionale, in quanto si poneva al servizio della predicazione, rendendola libera da ogni potere e quindi attribuendo maggior credibilità al predicatore. Critico, perché era anche uno strumento di biasimo verso una Chiesa economicamente integrata nel sistema feudale. Il tema della povertà si ricollegava perciò al forte anti-costantinianesimo proprio del Valdismo medievale.

Approvati inizialmente dal papa, i valdesi rifiutarono però di sottomettersi alla proibizione di predicare senza autorizzazione ecclesiastica in quanto laici, e per questo furono scomunicati (1184). Da allora divennero vittime di persecuzioni da parte delle autorità ecclesiastiche e laiche, e vissero una storia di sofferenze, fuori della chiesa.

Nel 1532 aderirono alla Riforma svizzera e costituirono una chiesa riformata, ma questo appartiene alla seconda fase della loro storia che non riguarda il periodo di cui ci stiamo occupando, in relazione alla contemporanea opera di Francesco e Chiara d’Assisi, che invece prestarono obbedienza al papa.

 

 

Suggeriamo qui di seguito una piccola bibliografia contenente anche riferimenti alla storia del Valdismo successiva alla Riforma del XVI secolo, per chi desiderasse approfondire personalmente questo argomento.

I testi di Paolo Ricca sono stati la fonte principale delle informazioni sopra riportate.

 

PASQUET CLAUDIO, Il «Glorioso rimpatrio», in L’eco delle valli valdesi, 1994, n.29 (luglio 22), suppl.: Quaderni dell’eco delle valli valdesi, n.2.

PEYROT BRUNA, La Resistenza nelle valli valdesi, in L’eco delle valli valdesi, 1994, n.29 (luglio 22), suppl.: Quaderni dell’eco delle valli valdesi, n.2.

RICCA PAOLO, La Chiesa Valdese: profilo dottrinale, in: Conosciamo i fratelli: corso breve di ecumenismo, vol. II, Roma, 1986, p. 23 – 44.

----, 1689 – 1989: III Centenario del «Glorioso rimpatrio», in: S.A.E., Per una ‘nuova’ pastorale ecumenica, Atti della XXVII Sessione di formazione ecumenica organizzata dal Segretariato Attività Ecumeniche, Roma, 1989, p. 423 - 431.

----, Valdismo – Protestantesimo italiano, in Dizionario del movimento ecumenico, Bologna, 1994.

TOURN GIORGIO, I valdesi: la singolare vicenda di un popolo chiesa, Torino, 1977.

----, Le valli valdesi nel Medioevo, in L’eco delle valli valdesi, 1994, n.29 (luglio 22), suppl.: Quaderni dell’eco delle valli valdesi, n.2.

----, L’adesione dei valdesi alla Riforma, in L’eco delle valli valdesi, 1994, n.29 (luglio 22), suppl.: Quaderni dell’eco delle valli valdesi, n.2.

----, Da Chanforan al trattato di Cavour, in L’eco delle valli valdesi, 1994, n.29 (luglio 22), suppl.: Quaderni dell’eco delle valli valdesi, n.2.

VINAY VALDO, I Valdesi: Movimento e Chiesa dalle origini ai nostri giorni (sec. XII –XX), in: Conosciamo i fratelli: corso breve di ecumenismo, vol. II, Roma, 1986, p. 1 – 22