Punto di svolta nell’architettura della Sessione - con il passaggio dal punto di vista biblico ad una ricostruzione del lavoro ecumenico fatto sull’etica, per indicare poi alcune piste per la riflessione comune - è la relazione di Placido Sgroi, Docente all’ Ist. Ecum. S. Bernardino di Venezia, su Etica ed ecumene: tappe di un percorso. Sgroi ha premesso che l’etica non è una causa della divisione tra le chiese, ma ne è una vittima; da questo sorge una domanda: cos’è un’etica ecumenica. Da questo punto di vista non si deve pensare un ecumenismo del ritorno etico, ma confrontarsi con il pluralismo etico, precisando che pluralismo non è da confondere con relativismo.
Quindi ha fatto un interessante excursus storico su tre tappe dell’etica ecumenica: la controversia, il confronto e il dialogo.
A questo - ha detto - va aggiunto il fatto che nell’attuale controversia tra le chiese per i problemi etici: il problema è che tra le differenze sull’etica si nasconde un problema di identità di ruolo delle chiese stesse nella società attuale.
Per cui l’appello all’etica ha un riflesso identitario.
Questo fa riflettere, perché non si può strumentalizzare l’etica in funzione di un ruolo sociale delle Chiese.
Bisogna accedere all’idea di un pluralismo regolato o complementare dove le diverse posizioni sono in relazione tra loro.
In questo senso occorre mantenere l’universalità dell’etica, rispettarne la laicità come bene comune dell’umanità, cui contribuiscono anche, ma non solo, i cristiani.
Occorre prendersi sul serio gli uni gli altri - e le chiese tra di loro -, e produrre un nuovo linguaggio, dove siano presenti termini come: recezione, deliberazione, ospitalità, formazione, testimonianza comune, ossia costruire un nuovo lessico per dare corpo all’etica in prospettiva ecumenica.
Da ultimo ha ricordato la secondarietà dell’etica, ossia il suo essere una relazione che avviene quando la realtà ti interroga.