Qualche giorno fa, parlando ad un gruppo parrocchiale di ecumenismo e dei valori del dialogo che il movimento ecumenico cerca di far suoi - pur con molte fatiche e ostacoli - mi sono sentita dire: “Che belle cose! ...Dovresti fare un corso di ecumenismo anche ai nostri politici!”. In effetti, in questi giorni in particolare, aprendo un quotidiano o accendendo la TV per il telegiornale, possiamo dire che “non c'è proprio da stare allegri” nel nostro Paese, in questo inizio d'anno! E non solo per i gravi problemi economici, che ormai da mesi mettono in ginocchio le classi sociali più deboli: ciò che sconcerta ulteriormente è che nel momento in cui la crisi richiederebbe una solidarietà, un desiderio di “ricompattarsi” come cittadini rafforzando i legami sociali per affrontare insieme le grosse sfide di questo difficile momento, il comportamento della nostra classe politica non ci è minimamente d'esempio. Nei dibattiti televisivi assistiamo spesso a un progressivo degrado delle relazioni: per rafforzare gli attacchi all'avversario politico -ma a volte anche al compagno di partito- ci si sente in diritto di usare espressioni volgari e offensive. E quando le offese sono quasi all'ordine del giorno, anche il turpiloquio finisce per lasciare indifferenti. Di fronte al mancato rispetto dei valori della convivenza civile proprio da parte di chi dovrebbe sentire il peso di una responsabilità non solo politica, ma anche, a mio parere, etica, forse anche noi ci limitiamo a scuotere la testa con un senso di impotenza. Poi ci sono le tante storie di corruzione, che coinvolgono politici ma non solo, e sembrano dire che il tessuto sociale tende a disgregarsi. Proprio alcuni avvenimenti di questi giorni mostrano come si possa arrivare a mettere a rischio con disinvoltura la vita degli altri, ad es. edificando opere pubbliche prive dei necessari requisiti di sicurezza, sulla spinta di interessi economici, o per incuria.

Mentre facevo dentro di me queste considerazioni, mi sono detta che il movimento ecumenico può avere un compito davvero importante, soprattutto oggi, se riesce a testimoniare la possibilità di un diverso modo di vivere i rapporti, se sa esprimere un desiderio autentico, non solo formale, di unità e di comunione tra gli uomini: i cristiani tra loro innanzitutto, ma anche tutti i membri della comunità più allargata, quella civile. Non possiamo dimenticare che l'obiettivo ultimo dell'ecumenismo è l'unità del genere umano, che ha come presupposto il rispetto e la stima reciproci.

Divisione e unità sono i temi della settimana di preghiera 2014 che ha il suo fulcro nel versetto 13 della prima Lettera ai Corinti, al cap. 1: le varie traduzioni, in diverse lingue e di diverse confessioni, recitano, alternativamente: “Cristo è stato forse diviso?” oppure “Cristo non può essere diviso!” Due differenti sfumature, contenute nella forma interrogativa retorica e in quella affermativa, evidenziano il tono accorato e autorevole di Paolo nel mettere in risalto l'insensatezza e lo scandalo delle divisioni. Questa Parola, originariamente rivolta alla chiesa di Corinto, interroga oggi noi e le nostre chiese, ci provoca a sentirci responsabili delle reciproche relazioni, ma anche del mondo che ci circonda. E allora la constatazione di un clima generale certamente poco “ecumenico” intorno a noi non può e non deve diventare lamentazione, o critica agli altri: la Parola di Dio chiama noi a conversione e ci affida un compito: quello di rendere visibile, direi quasi tangibile, l' unità che è innanzitutto il dono di Cristo sulla croce.

Il titolo di ogni giorno della settimana di preghiera, ritmato dal passo di 1Cor. 1,1-17, è scandito dall'avverbio “insieme”, posto sempre all'inizio come incipit molto significativo: ci ricorda che dall'appartenenza a Cristo deriva una reciproca appartenenza che deve essere manifesta. L'essere e l'operare insieme, nell'intento di giungere a una più profonda conoscenza di Cristo e di recuperare l'essenziale della nostra comune fede, è la strada da percorrere, ma è anche la testimonianza che come SAE dobbiamo dare. Noi sappiamo che non possiamo invocare il nome di Cristo ed erigere contemporaneamente muri attorno a noi: la concordia deve essere il segno della verità dei nostri cammini di fede.

Grazie allora alle sorelle e ai fratelli canadesi, che, scegliendo il tema per il 2014, ci hanno dato tanti preziosi stimoli: ma grazie a loro anche per la storia ecumenica che ci testimoniano. Il Canada ha ospitato infatti uno storico avvenimento ecumenico: l'Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che si tenne a Vancouver nel 1982 e fu di grande rilievo perché sancì sia l'approvazione del documento di Lima Battesimo Eucarestia Ministero (BEM), sia la proposta del processo conciliare Giustizia, Pace, Integrità del Creato (JPIC), entrambi capisaldi del cammino ecumenico in campo ecclesiologico ed etico-sociale.

Concludo con qualche breve riflessione e qualche domanda:

ñ     come chiese cristiane diverse è importante essere uniti nel riconoscimento che tutto ciò che abbiamo è dono di Dio. Questo ci provoca ad esercitarci in quella che si potrebbe definire una moderna forma di ascesi: liberarci dalla presunzione di possedere in proprio qualcosa, ma anche liberarci dalla tentazione della difesa, che è sempre un po' idolatrica, delle nostre particolarità confessionali, una difesa che crea divisione.

ñ     Molto spesso rischiamo di assuefarci ai doni di Dio, sia nella nostra chiesa che nelle altre, come se fossero qualcosa di scontato, quindi non proviamo gratitudine; ma proprio la gratitudine dilata il cuore e lo prepara ad essere riempito di quella gioia che secondo san Paolo è dono di Dio, e ci rende creativi della creatività dello Spirito, per superare ogni impasse nel cammino ecumenico.

ñ     Come possiamo andare oltre la preoccupazione per la nostra comunità più prossima e prenderci cura della comunità di tutti i cristiani e del mondo? Sappiamo pregare con perseveranza gli uni per gli altri, nella gioia, per vincere ogni divisione con la forza dello Spirito?

ñ     Dove vediamo la grazia di Dio all'opera nella nostra chiesa locale, nella comunità più ampia dei cristiani e in ogni uomo intorno a noi? Quali sono i doni affidati dal Signore alle altre chiese che già sperimentiamo nelle nostre comunità? Come far sì che possiamo ricevere meglio e condividere i diversi doni che Dio ha dato a ciascuno?

Buon proseguimento di settimana a tutti!