Giunga l’augurio a tutti i soci, a tutti gli amici, a tutti coloro che, vicini o lontani, vivono l’attesa e la speranza. Attesa e speranza di un segreto germogliare di vita nuova, del silenzioso accendersi di una scintilla di luce che rischiari la nebulosità di tanti nostri giorni e ne disveli ignorate ricchezze e non esaurite fecondità.
Buon Natale, buona Nascita, buona Rinascita a coloro che non si rassegnano all’inerzia, allo sconforto, allo scetticismo; e ancor più a coloro che a questa rassegnazione sono tentati di cedere, perché soprattutto per loro brillino i raggi del “Sole che sorge”.
Buon Natale a tutti coloro che non si stancano di tendere verso una piena, ritrovata comunione tra i cristiani e verso una fraterna riconciliazione tra tutti gli uomini e le donne del mondo.
Buon Natale al SAE, nel momento in cui si sente chiamato a riattingere alla sorgente della propria vocazione e a ravvivare il respiro della propria vita e del proprio impegno.
In questo senso soci e amici hanno già dato inizio a una riflessione e a uno scambio di idee, che in parte sono cominciate ad affluire anche alla presidenza nazionale. Mi piace citare, a questo proposito, i pensieri e i suggerimenti espressi da due soci – madre e figlio – di una famiglia che della storia del SAE ha condiviso, se non tutto, certo gran parte del percorso: Florestana (che è stata anche vicepresidente dell’associazione, e a lungo membro del consiglio di presidenza) e Nicola Sfredda. Due interventi che, con accenti diversi e diverse istanze, consuonano tuttavia in un sentimento e in una esigenza di fondo: l’affetto per il SAE e la volontà di custodire o ricuperare la sua ispirazione originaria. Se Nicola suggerisce modifiche alla struttura delle sessioni, che permettano di riequilibrare l’alto impegno intellettuale con un maggiore spazio concesso alle relazioni interpersonali e ai momenti di spiritualità e con il ricorso a nuovi linguaggi e nuove forme comunicative, Florestana scrive: “Sì, ormai il SAE ha una rispettabile anzianità di servizio, ma non credo assolutamente che "l'età" del SAE richieda troppi cambiamenti: a me sembra che oggi, in tutte le realtà, predomini una gran voglia di cambiare...io invece penso al versetto in cui il Salmista prega:"L'opera delle nostre mani, rendila stabile!" (Salmo 90,17b)”. Ma io credo, appunto, che le due sollecitazioni, al loro fondo, non siano opposte ma complementari, e meritino entrambe attenta considerazione.
Per quanto riguarda la sessione, penso che almeno una delle qualità richieste da Nicola, ma non da lui solo, cioè l’incremento delle relazioni personali, possa essere facilitata dalla nuova sede, in cui ci sarà molto maggiore possibilità di incontri e di condivisione dei momenti liberi.
In ogni caso, di tutte le questioni emergenti avremo modo di discutere, come sappiamo, nella prossima assemblea generale. È questo un motivo in più per affluire numerosi a Roma, alla fine d’aprile, per il Convegno di primavera. Un convegno che nel suo tema stesso – una riflessione sul presente e sul futuro ecumenico alla luce delle intuizioni e degli impulsi del Concilio Vaticano II, nel cinquantesimo anniversario del suo inizio – ci invita a congiungere memoria e speranza, cammino percorso e passi nuovi.
Buon Natale, dunque, e buon anno! Un anno che possa essere “nuovo” non solo in un ordine di successione cronologica, ma nello spirito profondo del nostro vivere; nello spirito che scaturisce dal Natale.