Stati Uniti – Sostegno ecumenico alle rivendicazioni della nazione sioux

Il 4 dicembre viene annunciata ufficialmente la bocciatura – da parte sia dell’amministrazione Obama sia del genio militare – dell’oleodotto Dakota Access Pipeline, progettato dalla texana Energy Transfer, che avrebbe dovuto passare sotto un fiume attraverso la riserva sioux di Standing Rock (North Dakota). Il progetto era stato fieramente avversato dai residenti nativi, sostenuti da molte altre comunità di fede, anche per motivi religiosi, in quanto avrebbe profanato il terreno sacro di Sundance Ground. In prima linea, accanto ai sioux, la Chiesa episcopaliana degli Stati Uniti, che a inizio novembre aveva chiamato a raccolta oltre 500 leader religiosi per un presidio permanente nella zona. Per mesi, «protettori dell’acqua» di molte fedi diverse hanno manifestato a migliaia a Standing Rock, con cerimonie di preghiera, iniziative di sensibilizzazione e manifestazioni di disobbedienza civile. Il presidente della tribù Dave Archambault II aveva anche inviato una lettera a papa Francesco, ringraziandolo per le sue affermazioni sui diritti delle popolazioni indigene nell’enciclica Laudato si’, e chiedendo di pregare per la causa.

Bartolomeo I a Bari

Si conclude con una preghiera ecumenica nella cripta di San Nicola la visita del patriarca ecumenico di Costantinopoli a Bari il 5 e 6 dicembre. Bartolomeo I affida al santo la preghiera che «possiamo in un giorno non lontano spezzare insieme il Pane di vita e bere al Calice della salvezza». «Un passo importante nel cammino che avvicina i fedeli cattolici e ortodossi nel nome del patrono della città, conosciuto in tutto il mondo – afferma l’arcivescovo di Bari e Bitonto, mons. Francesco Cacucci – per promuovere finalmente l’ecumenismo dei popoli e non solo dei vertici». Pochi giorni dopo, il 12, si ferma a Bari anche il metropolita Hilarion di Volokolamsk, responsabile del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

Bangkok – Processo di Fez

Leader religiosi da 13 paesi della regione dell’Asia-Pacifico si riuniscono a Bangkok, in Thailandia, il 6 e 7 dicembre per sviluppare una strategia regionale per la prevenzione dell’incitamento alla violenza con potenziali esiti criminali. Appartengono alle religioni bahai, buddhista, cristiana, indù, ebraica e islamica. L’iniziativa è organizzata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere, in collaborazione con il Centro di dialogo internazionale KAICIID e il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC); è il quinto e ultimo incontro regionale del «Processo di Fez», un’iniziativa avviata nel 2015 a Fez, in Marocco, dai soggetti sopra menzionati per sviluppare in ogni continente delle strategie specifiche per la prevenzione della violenza. I risultati dei cinque incontri regionali saranno la base del Piano di azione di Fez, che sarà presentato quest’anno alle Nazioni Unite. Le religioni sono co-protagoniste del processo sia in quanto hanno un’efficacia performativa rispetto ai loro fedeli, sia perché molto spesso vengono strumentalizzate per ragioni politiche per incitare all’odio e alla violenza, con potenziali esiti di efferatezza criminale.

Comunione anglicana – Unità

La Commissione permanente inter-anglicana su unità, fede e costituzione (IASCUFO), l’organismo per la promozione dell’unità tra le province anglicane e con le altre confessioni, il 7 gennaio al termine del suo incontro a Cipro (2-7 dicembre) dice che l’affermazione della Dichiarazione comune cattolica-anglicana del 5 ottobre (Regno-doc. 17,2016,582), secondo la quale i fedeli delle due confessioni sono fratelli e sorelle in Cristo nonostante significative divergenze, «offre prospettive utili sulle relazioni non solo con i cattolici e gli altri nostri partner ecumenici, ma anche all’interno della Comunione anglicana». Quella di Cipro è stata la prima riunione della IASCUFO priva della partecipazione della Chiesa episcopaliana, la provincia anglicana degli Stati Uniti. Infatti nell’incontro dei primati del gennaio 2016 ne era stata decisa la sospensione per 3 anni dagli organismi ecumenici e dalle decisioni magisteriali o politiche nella Comunione per le sue scelte liberal sull’insegnamento etico, in particolare sulla sessualità.

Berlino – Cerimonia interreligiosa dopo l’attentato

Il giorno dopo l’attentato del 19 dicembre nella Breitscheidplatz si svolge una cerimonia interreligiosa molto partecipata nell’antistante Chiesa della memoria, la Kaiser Wilhelm Gedächtniskirche, con numerosi rappresentanti delle istituzioni, della politica e di diverse fedi: evangelica, cattolica, ortodossa, islamica, ebraica. «La riconciliazione è più forte dell’odio – afferma nell’allocuzione il vescovo evangelico di Berlino Markus Dröge –. Solo con questo messaggio riusciremo a vincere la violenza».

Lettonia – Incontro ecumenico di Taizé

L’Incontro europeo dei giovani adulti che si tiene dal 28 dicembre al 1° gennaio a Riga, in Lettonia, è il primo organizzato dalla comunità ecumenica di Taizé in uno stato baltico, dall’avvio dell’esperienza negli anni Settanta. In questa città, con la sua lunga tradizione luterana, esistono legami profondi tra le varie confessioni cristiane, e per la prima volta l’incontro europeo si è tenuto in una città dove molti dei cristiani locali sono ortodossi. I rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa, evangelica luterana e battista della Lettonia avevano firmato insieme la lettera di invito, che affermava: «La Lettonia si trova tra le due parti così diverse dell’Europa, l’Occidente e l’Oriente. Oggi più che mai siamo spinti a vedere queste differenze come un motivo di paura invece che qualcosa che ci arricchisce. La storia della Lettonia è piena di ferite e momenti dolorosi, le cui tracce sono ancora oggi visibili nella nostra società. Perciò è qui che l’amore per Cristo deve essere il ponte che collega parrocchie, Chiese, fratelli e sorelle come il nostro paese collega l’Oriente con l’Occidente».

Daniela Sala