COP 20 – Chiese e giustizia climatica

Dal 1° al 12 dicembre si tiene a Lima in Perù la 20a Conferenza delle parti sul cambiamento climatico (COP20), che deve elaborare la bozza di strumento internazionale che dovrà regolare gli impegni del post-Kyoto e sarà sottoposto alla ratifica della COP21 a Parigi nel dicembre di quest’anno. Viene presentato da una delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) il documento Clima, fede e speranza: tradizioni di fede insieme per un futuro comune, scaturito dal Vertice interreligioso sul cambiamento climatico di settembre a New York (cf. Regno- doc. 19,2014,663), mentre alcuni vescovi cattolici presentano una Dichiarazione di vescovi cattolici a Lima verso Parigi (prossimamente in italiano su Regno-doc.). Un gruppo di giovani della Federazione luterana mondiale (FLM) lancia #fastfortheclimate, una catena mondiale di digiuno che coinvolgerà 365 credenti di varie confessioni e laici fino alla COP21. La valutazione finale che gli organismi ecumenici danno della Conferenza di Lima è negativa, in quanto il documento approvato non è vincolante.

CEC – Rete per la pace giusta

Per costruire una pace giusta e sostenibile e coinvolgere l’impegno delle Chiese, delle organizzazioni ecumeniche e della società civile il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) lancia, nel corso di una conferenza che si tiene dal 1° al 5 dicembre a Sigtuna (Svezia), una Rete ecumenica di patrocinio per la pace (EPAN). Avrà il compito di concretizzare il tema «Pellegrinaggio di giustizia e pace», lanciato come appello dalla X Assemblea generale del CEC a Busan, in Corea del Sud, nel 2013 (cf. Regno-doc. 3,2014,179). Come prima iniziativa verranno organizzati nel 2015 due eventi in Africa e in Medio Oriente per avviare strategie di advocacy e progetti di promozione di pace giusta, riconciliazione e prevenzione dei conflitti.

Corte dei conti – Otto per mille verso una revisione?

È datata 19 novembre ma viene diffusa ai primi di dicembre la relazione della Corte dei conti - Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello stato su Destinazione e gestione dell’otto per mille dell’IRPEF. Viene inviata alle più alte istanze dello stato italiano e alle 12 confessioni e religioni che partecipano alla ripartizione. Afferma che «grazie al meccanismo di attribuzione delle risorse (…) i beneficiari ricevono più dalla quota non espressa che da quella optata, godendo di un notevole fattore moltiplicativo, essendo irrilevante la volontà di chi rifiuta il sistema o se ne disinteressa. (…) Su ciò non vi è un’adeguata informazione». Inoltre «i fondi destinati alle confessioni risultano ingenti, tali da non avere riscontro in altre realtà europee – avendo superato ampiamente il miliardo di euro per anno –, e sono gli unici che, nell’attuale contingenza di fortissima riduzione della spesa pubblica in ogni campo, si sono notevolmente e costantemente incrementati». Altri difetti: «La possibilità di accesso per molte confessioni è oggi esclusa per l’assenza di intese, essendosi affermato un pluralismo confessionale imperfetto, in cui il ricorso alla bilateralità pattizia permette l’affermazione di uno status privilegiato solo per alcune di esse»; inoltre «manca trasparenza sulle erogazioni» e «non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati alle confessioni». In conclusione, «ciò rende opportuna una rinegoziazione del sostegno finanziario alle confessioni (…) Rideterminare gli importi attraverso una consistente riduzione della quota IRPEF assegnabile o in base alle sole scelte espresse consentirebbe un risparmio strutturale per lo stato».

Dichiarazione interreligiosa contro la schiavitù

Il 2 dicembre presso la Pontificia accademia delle scienze in Vaticano viene firmata la Dichiarazione dei leader religiosi contro la schiavitù, che fa seguito all’accordo del 17 marzo 2014 con cui è stato istituito il Global Freedom Network, per sradicare – entro il 2020 – le moderne forme di schiavitù e il traffico delle persone. Così la dichiarazione: «Noi firmatari siamo oggi qui riuniti per un’iniziativa storica volta a ispirare azioni spirituali e pratiche da parte di tutte le religioni del mondo e delle persone di buona volontà per eliminare per sempre la schiavitù moderna entro il 2020. Agli occhi di Dio, ogni essere umano, ragazza o ragazzo, donna o uomo, è una persona libera, destinata a esistere per il bene di ognuno in eguaglianza e fraternità. Le diverse forme di schiavitù moderna, come la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato e la prostituzione, il traffico di organi e qualsiasi altra pratica contraria ai concetti fondamentali di uguaglianza, libertà e pari dignità di ogni essere umano, deve essere considerata crimine contro l’umanità. Qui e oggi, assumiamo l’impegno comune di fare tutto il possibile, all’interno delle nostre comunità di credenti e all’esterno di esse, per ridare la libertà a chi è vittima di schiavitù o di tratta di esseri umani, restituendo loro speranza nel futuro. Oggi abbiamo la possibilità, la consapevolezza, la saggezza, i mezzi innovativi e le tecnologie necessarie a raggiungere questo obiettivo umano e morale». Il documento è firmato da papa Francesco; Mata Amritanandamayi (Amma), induista; Zen Thich Nhat Hanh (Thay) e Datuk K Sri Dhammaratana, buddhisti; il rabbino Abraham Skorka e il rabbino capo David Rosen; il patriarca ecumenico Bartolomeo; Mohamed Ahmed El-Tayeb, grande imam di Al-Azhar, il grande ayatollah Mohammad Taqi al-Modarresi, il grande ayatollah Sheikh Basheer Hussain al Najafi, lo sceicco Omar Abboud; e il primate anglicano Justin Welby, arcivescovo di Canterbury.

Giubileo della Riforma – Un sussidio liturgico comune

Il 18 dicembre Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale, afferma che le relazioni tra le Chiese luterana e cattolica hanno raggiunto un punto di svolta epocale, passando «dal conflitto alla comunione» (alludendo al documento congiunto Dal conflitto alla comunione. La commemorazione comune luterana- cattolica della Riforma nel 2017, pubblicato nel 2013; cf. Supplemento a Regno-doc. 11,2013). Lo fa durante un simposio che si tiene presso la Chiesa luterana di Roma, con la partecipazione del card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, del vescovo cattolico tedesco delegato per l’ecumenismo Gerhard Feige e del vescovo rappresentante della Chiesa evangelica tedesca Karl-Heinrich Manzke. Tutti concordano sull’opportunità di una celebrazione penitenziale comune; Junge e Koch annunciano l’intenzione di pubblicare una guida liturgica comune, che uscirà nel corso del 2015.

Taizé – Praga

Dal 29 dicembre al 2 gennaio è la città di Praga a ospitare i circa 30.000 giovani cattolici, ortodossi e protestanti dall’Est e dall’Ovest dell’Europa che partecipano alla 37a edizione dell’Incontro europeo della comunità ecumenica di Taizé. Il tema è quest’anno «Voi siete il sale della terra». Nel suo recente viaggio in Turchia, il 30 novembre papa Francesco ha ricordato i raduni internazionali di Taizé come esempio di come i giovani stimolino le Chiese a fare dei passi avanti verso la comunione.

Daniela Sala