IL GRUPPO SAE DI BELLUNO HA COMPOSTO QUESTA RIFLESSIONE DOPO AVER LETTO IL LIBRO DI ROBERTO MANCINI E BRUNETTO SALVARANI "OLTRE LA GUERRA"

Dire che la pace è impossibile significa abdicare alla propria umanità. E' meglio sostituire la parola pace con la parola ebraica: "Shalom", che ha una vastissima rosa di significati e si estende su un amplissimo territorio. "Shalom" dal punto di vista morale significa: "non tutto è giusto"; dal punto di vista ontologico: "è insito nella persona per far vivere tutte/i bene"; dal punto di vista storico: vedere tutti gli orrori delle guerre passate e attuali. "Shalom", la sua radice significa: appagato, benedetto e in pace. Pensiamo a quanto questa parola sia importante e usata da tantissimi popoli e quindi, quando si dice: "Shalom" dovremmo pensare al suo vero significato e fare di tutto perché questo significato si realizzi. Un bene messianico è la pace e la salvezza. I due volti della pace e della giustizia devono essere messi insieme e questo è particolarmente difficile. Chi è stato capace di realizzarlo è Gesù che è l'esempio più autentico di pace: agnello mansueto e giusto in una società ingiusta e violenta; sulla croce si infrangono tutte le immagini divine, di una divinità particolare, non sempre giusta, ma non umana, perché Gesù è l'immagine stessa di Dio torturato, sofferente e vittima della violenza, il "Dio capovolto" è il Dio di Gesù Cristo, è l'immagine del Padre e quindi il Padre non è violento, questa può essere la risposta alla violenza, che soprattutto alcune religioni considerano la guerra santa e giusta. E' necessario fare un'ermeneutica (interpretazione) corretta di tutte le possibili teologie, perché tutte le teologie devono avere un carattere sinfonico, plurale, allora alla questione immensa e difficile della violenza nella Bibbia , cerchiamo di rispondere con due filoni contrapposti:
- i giudici e Giosuè che incitano alla guerra.
- Isaia: "non impareranno mai più l'arte della guerra". Vede il mondo in pace e serenità. In Isaia 45,7 si dice però: "Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo".
Oggi la corsa agli armamenti continua, il Papa, in un suo intervento, ha detto: Preghiamo per la pace e per i popoli che sono vittime della guerra che è sempre una sconfitta, sempre. Oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi, terribile, guadagnare con la morte! Chiediamo la pace senza mai stancarci. Un paradosso enorme, grazie a Dio, ci sono stati tanti uomini illuminati come Gandhi, Martin Luther King, Dietrich Bonhoeffer (nel 1934 ebbe un'intuizione per un Concilio per la Pace) e papi come Giovanni XXIII, (l'11 aprile 2024 61° anniversario della sua LETTERA ENCICLICA PACEM IN TERRIS) e recentemente Papa Francesco ad Abu Dhabi nel 2019 si incontra con Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb per siglare il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace mondiale e la convivenza comune.
600 passi della Bibbia incitano alla guerra: nella creazione non si parlava di guerra, ma solo di pace, di armonia e di bellezza, il peccato è entrato dopo e ha portato disordine, caos, violenza, guerra e morte. In tempi in cui la pace è un'utopia enorme è necessario mettere soprattutto oggi nella teologia il concetto concreto, pubblico, ecumenico e interreligioso della pace, la teologia quindi deve diventare non una teologia della pace ma una teologia per la pace. La società deve essere il più possibile libera dal potere della guerra, mai dire che la guerra è giusta, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. La guerra porta allo scarto di tutto e di tutti iniziando dai più deboli (scartato si dice di un dono, quando si toglie l'involucro) Tutto ciò che si scarta è un dono. E' necessaria quindi anche una conversione, è arrivato il tempo del cambiamento che ognuno può fare stando dentro le situazioni con un impegno quotidiano, con la cura del creato e la custodia della pace. Bertolt Brecht: I bambini giocano alla guerra, è raro che giochino alla pace, perché gli adulti fanno la guerra, quando tu fai la guerra, fai pumm e ridi, il soldato spara e un altro uomo non ride più. È la guerra. C'è un altro gioco da inventare, far sorridere il mondo e non farlo piangere: pace vuol dire che non a tutti piace lo stesso gioco, che i tuoi giocattoli piacciono anche gli altri bimbi, che spesso non li hanno perché ne hai troppi tu e i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci e la tua mamma non è solo tua; che tutti i bambini sono tuoi amici e pace è ancora non aver fame, freddo, non aver paura.
Il cardinale Martini in un articolo intitolato: "Ogni popolo guardi il dolore dell'altro e la pace sarà vicina" così conclude: "L'odio che si è accumulato è grande e grava sui cuori, ci sono persone che se ne nutrono come di un veleno, che mentre tiene in vita insieme uccide; per superare l'idea dell'odio e della violenza è importante imparare a guardare il dolore dell'altro, la memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimentano l'odio quando si ha memoria soltanto di se stessi, quando è riferita esclusivamente a sè, al proprio gruppo, alla propria giusta causa, se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia e della vendetta, ma se la memoria del dolore sarà anche la memoria delle sofferenze dell'altro, dell'estraneo e perfino del nemico, allora inizia un processo di comprensioni, dare voce al dolore altrui è la premessa di una futura politica di pace. Non fabbricare idoli, idolo è anche porre se stesso, e i propri interessi al di sopra di tutto, dimenticando l'altro, la sua sofferenza, i suoi problemi, il superamento della schiavitù dell'idolo consiste nel mettere l'altro al centro, così da creare una base di comprensione che permetterà di continuare il dialogo e la trattativa."
e infine Bonhoeffer disse: le Chiese possono solo dire Gesù nel modo giusto e sempre.


per il gruppo del Segretariato Attività Ecumeniche di Belluno
"don Emilio Zanetti" Tatiana Prinzivalli