La visita di papa Francesco alla Christuskirche, la parrocchia luterana di Roma, si è svolta in un clima fraterno ed ha segnato alcuni notevoli passi avanti nel cammino ecumenico. Il papa aveva un discorso preparato, regolarmente pubblicato, ma che non è stato pronunciato. In esso si dice tra l’altro: «Mi sembra anche fondamentale che la Chiesa cattolica porti avanti coraggiosamente anche l’attenta e onesta rivalutazione delle intenzioni della Riforma e della figura di Martin Lutero, nel senso di una “Ecclesia semper reformanda”, nel grande solco tracciato dai Concili, come pure da uomini e donne, animati dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo. Il recente documento della Commissione luterana-cattolica per l’unità, “Dal conflitto alla comunione - Commemorazione luterana-cattolica comune della Riforma nell’anno 2017”, ha affrontato e realizzato questa riflessione in modo promettente».

Nell’omelia il papa pone la domanda cruciale per i cristiani: «E quali saranno le domande che il Signore ci farà quel giorno [del giudizio]: “Sei andato a Messa? Hai fatto una buona catechesi?”. No, le domande sono sui poveri, perché la povertà è al centro del Vangelo. Lui essendo ricco si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. Lui non ritiene un privilegio di essere come Dio ma si è annientato, si è umiliato fino alla fine, fino alla morte di Croce (cfr Fil 2,6-8). E’ la scelta del servizio [….] E posso farmi la domanda: ma noi, luterani e cattolici, da che parte saremo, a destra o a sinistra? Ma ci sono stati tempi brutti fra noi… Pensate alle persecuzioni… fra noi! con lo stesso Battesimo! Pensate a tanti bruciati vivi. Dobbiamo chiederci perdono di questo, dello scandalo della divisione, perché tutti, luterani e cattolici, siamo in questa scelta, non in altre scelte, in questa scelta, la scelta del servizio come Lui ci ha indicato essendo servo, il servo del Signore».

Da ripensare in profondità è il dialogo del papa con tre persone della Chiesa luterana un ragazzo, Julius, una signora sposata con un cattolico romano, Anke de Bernardinis, e la tesoriera della comunità, incaricata del progetto per i rifugiati, Gertrud Wiedmer.

In particolare la domanda di Anke de Bernardis esprime la sofferenza di chi ha fatto un profondo cammino insieme con persone di altra confessione, in questo caso si tratta di una copia sposata da anni, che si trova sbarrato il passo alla cena del Signore: «ono sposata con un italiano, che è un cristiano cattolico romano. Viviamo felicemente insieme da molti anni, condividendo gioie e dolori. E quindi ci duole assai l’essere divisi nella fede e non poter partecipare insieme alla Cena del Signore. Che cosa possiamo fare per raggiungere, finalmente, la comunione su questo punto?».

«Grazie, Signora. Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per me risponderLe… Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: “Fate questo in memoria di me”. E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa sarà l’ultima. Invece nel cammino, mi domando - e non so come rispondere, ma la sua domanda la faccio mia - io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? […] E’ vero che in un certo senso condividere è dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina – sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme. Lei è una testimonianza di un cammino anche profondo perché è un cammino coniugale, un cammino proprio di famiglia, di amore umano e di fede condivisa. Abbiamo lo stesso Battesimo. […]

Alla sua domanda Le rispondo soltanto con una domanda: come posso fare con mio marito, perché la Cena del Signore mi accompagni nella mia strada? E’ un problema a cui ognuno deve rispondere. Ma mi diceva un pastore amico: “Noi crediamo che il Signore è presente lì. E’ presente. Voi credete che il Signore è presente. E qual è la differenza?” – “Eh, sono le spiegazioni, le interpretazioni…”. La vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni. Sempre fate riferimento al Battesimo: “Una fede, un battesimo, un Signore”, così ci dice Paolo, e di là prendete le conseguenze. Io non oserò mai dare permesso di fare questo perché non è mia competenza. Un Battesimo, un Signore, una fede. Parlate col Signore e andate avanti. Non oso dire di più».

Sull'attesa e la sofferenza delle coppie interconfessionali davanti alla domanda di partecipare insieme alla Cena del Signore significativa è una preghiera di Gianni Marcheselli , prematuramente mancato nel maggio 2006, pubblicata al termine della meditazione tenuta dalla moglie Myriam al Seminario del SAE  sull'Eucaristia a Gazzada -Varese (2004):

Signore Gesù,Tu lo sai che quando penso alla Tua cena sono agitato.

Alla mia naturale indegnità, si aggiunge la tensione che provo quando accompagno Myriam al culto di Santa Cena della sua chiesa.

Non posso accostarmi alla Tua mensa con lei.

Conosco i documenti, le encicliche, le istruzioni della mia chiesa al riguardo. Ho letto migliaia di pagine di teologia, di disciplina ecclesiastica e di pastorale delle chiese cristiane d’Occidente e  d’Oriente.

Non c’è scampo. Debbo separarmi dalla sposa che Tu mi hai donato, proprio nel momento in cui vorremmo celebrare il tuo amore per noi.


Il Tentatore mi provoca utilizzando, come suo solito, Parole della Scrittura e mi fa pensare a Filippesi 3, 8-9 : “Tutte queste cose che prima avevano per me un grande valore, ora che ho conosciuto Cristo, le ritengo da gettare via, tutto è una perdita di fronte al vantaggio di conoscere il mio Signore.”

Ma l’apostolo Paolo condannava l’uso improprio delle Legge. È lecito a me ripetere le sue parole ispirate da Te, per adattarle al mio caso particolare? Mi è lecito considerare “spazzatura” quanto prescrive la mia chiesa?

Se lo facessi, verrei meno ai miei obblighi di credente: peccato di disubbidienza; rottura della comunione che mi lega ai fratelli; altezzosa presa di posizione che crea scandalo; al limite, il rischio di incorrere nella sanzione dell’apostata.

C’è chi parla di Trasgressione costruttiva, se decidessi di testa mia, ignorando la legge.
Ma chi mi autorizza alla trasgressione? Basta la mia coscienza? Non è presunzione? E chi mi assicura della costruttività della mia eventuale trasgressione?

Come vedi, Signore, nella mia piccola mente di povero cristiano, sono in grande confusione.

Dovrei, invece, essere felice di venire all’incontro con Te insieme a Myriam, sorridere, cantare. Al contrario, mi perdo in tristi perché.

Mi rammento di quel ragazzino, come fu riferito su “Foyers mixtes” anni addietro, che, nel giorno della sua Prima Comunione nella parrocchia cattolica, era molto triste perché la sua mamma, appartenente ad altra confessione cristiana, non avrebbe potuto condividere il Tuo Pane con lui.

Senza che nessuno glielo suggerisse, quando ricevette l’Ostia, la spezzò in due e portò un pezzo alla mamma rimasta seduta in fondo alla chiesa.

Allora penso alle Parole che Tu hai detto, come riferisce Luca 10, 23: “Ti ringrazio, Padre, perché hai nascoste queste cose ai grandi e sapienti, e le hai fatte conoscere ai piccoli.”

Però io non sono un ragazzino. Sono un vecchio che si presenta a Te con fardelli di presunzioni, di inadempienze, di egoismi.Posso solo chiederti di aiutarmi a capire.

Tu mi hai sempre colmato di doni. Te ne chiedo un altro:
Mettimi in grado di decidere. Da solo non riesco.
Rendi la mia decisione un gesto d’amore verso di Te, verso la mia sposa, verso la mia comunità.

Ti ringrazio, Signore, Amen

Video della visita papale alla Chiesa luterana di Roma