di Daniele Fortuna

 

C’è un curioso particolare nel racconto giovanneo dell’incontro del Risorto con Maria Maddalena (Gv 20,11-18). La scena è ambientata in un giardino (cf. Gv 19,41) ed è caratterizzata dal tema della ricerca. Maria ha ormai perduto il suo Signore (finanche il suo cadavere) e la sua ricerca è struggente… Dapprima due angeli le chiedono: «Donna, perché piangi?», poi Gesù stesso aggiunge: «Chi cerchi?». Infine, chiamata per nome dal Signore, Maria lo riconosce… Lo sfondo del giardino, congiunto al tema della ricerca dell’Amato, ha suggerito ai Padri della Chiesa di accostare questa scena al giardino di Eden ed alla simbologia nuziale del Cantico dei Cantici: Gesù Risorto sarebbe il Nuovo Adamo e la Chiesa Sposa (impersonata dalla Maddalena) la Nuova Eva.

Bene, ma perché, dopo le prime parole rivolte da Gesù a Maria, proprio nel bel mezzo di un racconto così suggestivo e denso di significato, Giovanni sottolinea che «ella, pensava che fosse il custode del giardino»? Perché l’evangelista ha voluto dare tanta importanza a questo banale equivoco?

Probabilmente qui ci troviamo di fronte a un ulteriore caso di “ironia giovannea”, procedimento con cui l’evangelista, attraverso l’artificio letterario del fraintendimento, fa dire a singoli e inconsapevoli personaggi alcune profonde verità sull’identità e la missione di Gesù. Tipico esempio è Caifa. Egli, agli occhi di Giovanni, in quanto sommo sacerdote “profetizza” l’effetto salvifico della morte di Gesù per riunire i figli di Dio che erano dispersi, mentre, in realtà, lui voleva dire soltanto che è meglio la morte di «un solo uomo», piuttosto che la distruzione dell’intera nazione per opera dei Romani (cf. Gv 11,45-53).

Un altro esempio di ironia giovannea si trova in Gv 19,1-5. Flagellato, con una corona di spine posta sul capo e rivestito di un manto di porpora, Gesù viene presentato a tutti da Pilato con un’espressione lapidaria: “Ecce homo”. Quanto per i soldati diventa soltanto un modo per ridicolizzare il presunto “Re dei Giudei”, agli occhi di Giovanni è un segno eloquente che lo rivela come il vero Uomo protologico, quello del Salmo 8, coronato di gloria ed onore e posto da Dio nel giardino di Eden, per “coltivarlo” e “custodirlo” (ābad e šāmar: Gen 2,15, termini che in ebraico sono strettamente collegati al culto di Dio e all’ascolto obbediente della sua Parola). Ma il dramma della Passione è che proprio la regalità di quest’Uomo è stata misconosciuta dai suoi e Gesù, sprofondato nella solitudine, viene consegnato alla morte!

Per completare la rivelazione dell’Uomo Gesù, Gv 20,15 ci segnala infine il “fraintendimento” della Maddalena quando lo incontra presso la tomba vuota. Grazie a un tale equivoco - e qui sta l’ironia - Maria ci sta dicendo che Gesù è il vero Custode del giardino (come durante le nozze di Cana, in Gv 2,1-11, l’inconsapevole maestro di tavola lo rivela come il vero Sposo). In realtà, la designazione della Maddalena precede la stessa immagine sponsale. Infatti, in Gen 2,15, chi riceve il mandato di custodire il giardino è l’’ādām primordiale, cioè l’essere umano tratto dalla terra (non ancora sdoppiato nella correlazione maschio/femmina:’îš e ’îššāh di Gen 2,23-24). La novità è che ora, essendo iniziati gli ultimi tempi con Gesù Risorto, tratto dalla morte, chi appare a Maria è l’Uomo escatologico, proclamato Signore e Custode del Giardino. Egli, coronato di gloria e onore (cf. Eb 2,3-9), saprà prendersene cura e coltivarlo, facendo nuova tutta la creazione (cf. 2Cor 5,17; Ap 21,5). E mentre il «primo uomo», l’’ādām di Gen 2,15.18, è ancora un solo individuo, «l’Adamo escatologico» (1Cor 15,45), è divenuto «il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29), tanto è vero che dirà alla Maddalena: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro: “io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17).

Io credo che oggi sia veramente urgente riscoprire questo volto del Gesù Risorto, quale “Custode del giardino”. Infatti, quel “giardino della biosfera”, stupenda creazione di Dio, che ha suscitato il miracolo della multiforme vita dentro una piccola bolla nell’immenso universo, oggi è sottoposto alla schiavitù della corruzione e geme e soffre (cf. Rm 8,18-22) a causa del fallimento del genere umano, delle sue guerre devastatrici e del suo avventarsi sulle altre creature in modo dispotico e irresponsabile. Questa è l’unica generazione finora apparsa nella storia umana, che ha la possibilità di essere la causa della sua stessa estinzione, distruggendo la “casa comune” in cui vive e di cui è essa stessa parte integrante…

Ebbene, se oggi noi, discepoli del Risorto, suoi fratelli, sorelle e figli dello stesso Padre, vogliamo davvero riscoprire la nostra chiamata “in Cristo”, Nuovo Adamo, per poter essere lievito di una Nuova umanità, allora dobbiamo vivere il nostro “culto spirituale” (lόgikēn: Rm 12,1) anche ri-assumendo responsabilmente il nostro “culto primordiale”: ossia, servire Dio Creatore, “coltivando” gioiosamente il suo Giardino ed osservare la sua Parola, “custodendo” con sapienza e intelligenza questa meravigliosa Casa comune in cui il Padre buono ci ha posto… E il Custode del Giardino passeggerà con noi alla brezza del giorno (cf. Gen 3,8).