Dichiarazione sui rifugiati in Europa

 4 Settembre 2015

Oggi i paesi europei devono affrontare la peggiore crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale. Ma la compassione e l'azione sembrano essere tragicamente insufficienti a soddisfare il bisogno pressante. Le cose stanno così nonostante i drammi riportati tutti i giorni dalle rive e dai confini dell'Europa - per non parlare dei paesi da cui queste persone sono state costrette a fuggire dai conflitti, dall’oppressione e dalla povertà estrema.

Ora è assolutamente e criticamente necessario che tutti gli Stati europei assumano le proprie opportune responsabilità in materia di accoglienza e di sostegno per le persone in cerca di rifugio, di sicurezza e di un futuro migliore per se stessi e le loro famiglie. Questo problema non può essere lasciato solo agli stati in cui entrano per la prima volta.

Assumersi la responsabilità degli esseri umani che si trovano in condizioni di disperato bisogno deve essere fatto senza nessuna discriminazione sulla base di criteri diversi dai loro stessi bisogni. Siamo scioccati nel sentire di alcuni paesi che respingono i profughi in base alla loro religione.

Oggi l'Europa - sia dell’Ovest, sia dell’Est - è sottoposta ad esame sulla forza del suo impegno per la dignità e i diritti umani. Questa è una prova dei nostri valori umani e della nostra eredità cristiana

Alcune chiese in questa situazione si responsabilizzano notevolmente anche al di là delle loro capacità. Chiese membro del CEC in molti dei paesi colpiti stanno fornendo sostegno ai rifugiati e migranti e sensibilizzando le loro congregazioni e le autorità statali sulla necessità di una risposta compassionevole, nonostante le risorse limitate e le loro stesse difficoltà. Il CEC incoraggia le chiese nei paesi di arrivo, transito e destinazione finale nei loro sforzi per accogliere lo straniero, e per modellare una risposta compassionevole verso persone in tale disperato bisogno. Abbiamo bisogno di una cooperazione ecumenica in questi sforzi, al fine di garantire che venga dato il maggior contributo possibile per alleviare questa terribile sofferenza.

L'impegno del CEC e delle sue chiese membro a sostenere i profughi e gli sfollati è parte della sua condizione e chiamata originarie. Quando il Consiglio Ecumenico delle Chiese venne alla luce nel 1948, l'impatto umanitario disastroso della Seconda Guerra Mondiale era ancora molto presente nella realtà. La comunità internazionale stava ancora lottando per far fronte agli spostamenti massicci di popolazione causati da conflitti e crimini contro l'umanità. Le Chiese e loro ministeri specializzati furono attori chiave nella risposta umanitaria a questa sofferenza senza precedenti e hanno continuato ad essere in prima linea ad assistere i rifugiati e gli immigrati, dal fornire aiuti di

Questo impegno si manifesta in molte parti del mondo anche oggi. In questi ultimi giorni ho visto come le chiese dell'America Latina stanno rispondendo alla situazione dei migranti e sfollati interni nei loro contesti.

Il CEC continua a incoraggiare le chiese di tutto il mondo a riscoprire la loro identità, la loro integrità e la loro vocazione come chiesa dello straniero. Perché noi siamo la Chiesa di Gesù Cristo, il bambino rifugiato (cfr Matteo 2,13).

«Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» Matteo 25,35.

 

Olav Fykse Tveit,

segretario generale del CEC