Jerusalemme, 2016. © Albin Hillert/WCC

15 Septtembre 2016

Più di 60 rappresentanti di chiese e organizzazioni ecclesiastiche di tutto il mondo si sono riuniti dal 12 al 14 di settembre in Virginia (USA) per discutere il conflitto irrisolto in Israele e Palestina.

"Abbiamo particolarmente apprezzato la partecipazione dei palestinesi, nativi americani, e di cristiani sudafricani, che hanno condiviso le loro intuizioni e l'esperienza vissuta”, si legge nella dichiarazione rilasciata.

Inoltre i rappresentanti delle chiese hanno formulato alcune richieste importanti, tra le altre: «la fine dell’occupazione attraverso gli insediamenti nei Territori occupati; […] il pieno rispetto e la protezione dei difensori dei diritti umani, ossia degli operatori di associazioni israeliane e palestinesi; […] la trasparenza per quanto riguarda le indagini svolte da organizzazioni Internazionali umanitarie (anche religiose) che operano nella Striscia di Gaza; […] l’interruzione immediata di tutte le misure economiche lesive e non violente attuate nel mondo al fine di influenzare la politica delle istituzioni israeliane». 

 

Una settimana per la pace in Palestina e in Israele

«Eliminare i muri di separazione» è invece il tema scelto per la Settimana mondiale per la pace in Palestina e in Israele che si terrà dal 18-24 settembre 2016.

Quest’anno, il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha invitato tutte le chiese membro e i partner operanti nel mondo ad unirsi per celebrare una settimana di azione e di preghiera per la pace «giusta» in Palestina e in Israele.

L’obiettivo è quello di adottare misure pacifiche per creare le condizioni migliori per giungere ad una testimonianza comune e internazionale di speranza e di giustizia.

Elisabeth Mutschler inviata del programma di «Accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele» (EAPPI), alla sua seconda missione in Israele e Palestina per conto del protestantesimo francese, dalle chiese dell’Unione delle chiese evangeliche in Alsazia e Lorena, ha ricordato, in merito alla questione palestinese da lei seguita, che: «I problemi principali riscontrati nelle due missioni sono: la barriera di separazione che limita la libertà di movimento e di cure; la difficoltà di accesso all’istruzione per bambini e giovani; lo sfruttamento delle acque da parte di Israele a discapito della popolazione palestinese; le demolizioni e gli sfratti forzati, soprattutto delle comunità beduine».

Dal 18 al 24 settembre 2016 dunque si pregherà insieme alle chiese presenti nei Territori occupati, ma anche con una preghiera speciale proprio da Gerusalemme. In seguito si incontreranno alcuni leader politici per chiedere loro di sostenere le politiche ecumeniche di promozione per la pace e la giustizia.

Fonti. WCC   e   Riforma.it