Dialogo cattolico-metodista

I membri della Commissione mista internazionale cattolica-metodista si riuniscono a Durham, Carolina del Nord (USA) dal 3 al 7 marzo, per stendere un progetto di documento per la prossima plenaria della Commissione, che avrà luogo nell’ottobre 2020 a Gerusalemme. La bozza preparata tratta della riconciliazione come modello di salvezza; esamina le strutture delle rispettive Chiese come mezzi di riconciliazione, mantenendo i fedeli uniti, consentendo e conciliando la legittima diversità; valuta i riti di riconciliazione praticati da entrambe le comunioni; studia la missione di riconciliazione della Chiesa nel mondo.

Chiese ortodosse – Coronavirus

Il 18 marzo il patriarca ecumenico Bartolomeo I pubblica una dichiarazione con la quale annuncia la decisione di sospendere tutte le cerimonie, i riti e gli eventi religiosi fino al 31 marzo in tutte le regioni sottoposte alla sua giurisdizione, a causa della pandemia scatenata dal coronavirus. Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa diffonde un comunicato che esorta all’osservanza rigorosa delle misure sanitarie e igieniche. In Grecia il primo ministro Kyriakos Mitsotakis in un discorso alla nazione invita la Chiesa ortodossa a cooperare per far rispettare le norme obbligatorie di sanità pubblica, dopo una nota del Sinodo in cui, pur raccomandando di adottare tutte le misure necessarie disposte dalle autorità, si afferma che «la partecipazione alla divina eucaristia non può certamente diventare causa di trasmissione della malattia», perché «la comunione, anche nel mezzo di una pandemia, costituisce un’affermazione tangibile della resa di sé al Dio vivente, e una chiara manifestazione dell’amore che supera ogni paura umana».

KEK – Coronavirus

La presidenza della Conferenza delle Chiese europee (KEK) il 20 maggio pubblica un comunicato (bit.ly/3c1YGpK, in inglese) in riferimento all’epidemia da coronavirus, chiedendo alle Chiese di pregare e rimanere unite. Raccomanda che le misure d’isolamento non si trasformino in una perdita di contatti, ed esorta a «iniziare a riflettere sulle opportunità che questa crisi crea», sulla riscoperta del bisogno di solidarietà e «sullo stato del mondo, sulle priorità dei nostri governi e dell’economia globale, così come sulla nostra vita personale e spirituale».

Musulmani in Italia – Coronavirus

L’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus e l’impossibilità di rimpatriare le salme per l’interruzione delle rotte aeree e marittime provocano un’ulteriore emergenza per le comunità di fede islamica in Italia, relativamente alla sepoltura dei defunti. Sono pochi infatti i cimiteri islamici sul territorio nazionale, e i regolamenti comunali spesso rendono ancor più difficile la sepoltura dei musulmani nel territorio nazionale. Per tutelare il diritto di lutto e garantire una degna sepoltura, il 20 marzo l’Unione delle comunità islamiche d’Italia pubblica un Vademecum per le ritualità funebri per la comunità islamica italiana al fine di dare chiare indicazioni sulle procedure da adottare e le deroghe sulle pratiche religiose in fase di emergenza.

Chiesa d’Inghilterra – Coronavirus

Il 24 marzo i due primati della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e quello (uscente) di York John Sentamu, firmano una lettera da parte di tutti i vescovi al clero e ai fedeli (bit.ly/2xZpjwR). In essa si afferma che «è imperativo che per la salute della nazione e perché il servizio sanitario nazionale possa gestire l’aumento di quanti richiedono cure mediche, la Chiesa d’Inghilterra osservi strettamente le nuove linee guida di stare a casa e uscire solo se assolutamente necessario». Le chiese vengono chiuse non solo per il culto ma anche per la preghiera privata, sia per il clero sia per i laici. Oltre a provvedere risorse e supporto per quanti sono isolati, spaventati e vulnerabili, «è anche imperativo che come Chiesa di Gesù Cristo, chiamata a offrire speranza e luce nelle tenebre di questa malattia, manteniamo una presenza orante per la nostra comunità, ma da oggi questo deve avvenire nei nostri cuori e nelle nostre case», utilizzando il più possibile le risorse offerte dalla tecnologia.

Coronavirus – Preghiera ecumenica

Il 25 marzo su iniziativa di papa Francesco, alle 12 i cristiani di diverse confessioni pregano insieme il Padre nostro per chiedere la fine della pandemia. Tra i partecipanti il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il papa copto Tawadros II, il patriarca armeno Karekin II, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e altri rappresentanti anglicani, il segretario uscente del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit, il segretario della Federazione luterana mondiale Martin Junge, il vescovo Ivan Abrahams del Consiglio metodista mondiale, nonché numerosi leader pentecostali, evangelicali e riformati come anche cattolici. Nella sua introduzione alla preghiera il papa invoca la misericordia di Dio per tutta l’umanità in questa drammatica pandemia, e chiede di affidarci con speranza a Dio, recitando con un solo cuore e una sola anima il Padre nostro.

CEC e organizzazioni ecumeniche regionali – Coronavirus

In un’inedita dichiarazione pastorale congiunta (bit.ly/3c59hAj), il 26 marzo il Consiglio ecumenico delle Chiese e tutte le organizzazioni ecumeniche regionali del mondo affermano l’urgente necessità di restare uniti per proteggere la vita nella pandemia di COVID-19, sia con la preghiera sia con l’azione, adattando le modalità di culto e di comunione ai bisogni di questo periodo di pandemia, «così da evitare il rischio di diventare fonti di trasmissione del virus anziché strumenti di grazia». «Distanza fisica non significa isolamento spirituale. È il momento propizio per le Chiese del mondo intero di rivedere il loro ruolo nella società, mettendosi al servizio e prendendosi cura dei poveri, dei malati, degli emarginati e degli anziani (…) pur con le dovute precauzioni». La dichiarazione è firmata dal CEC e dalle conferenze delle Chiese di Medio Oriente, Pacifico, Asia, Caraibi, Africa, Canada, Europa e USA.

Daniela Sala