CEC – Comitato esecutivo

Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), che si riunisce dall’1 al 3 giugno in modalità digitale per le limitazioni dovute alla pandemia da coronavirus, stabilisce di rimandare l’Assemblea generale, il supremo organismo legislativo del CEC che si tiene ogni 8 anni, dalla data prevista di settembre 2021 a Karlsruhe (Germania) al 2022, per consentire la più ampia partecipazione della comunità ecumenica. Viene anche protratto fino a giugno 2021 l’incarico di segretario generale ad interim del prete e teologo ortodosso romeno Ioan Sauca.

CEC – Razzismo

Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese (vedi sopra) si tiene contestualmente all’apice della crisi, negli Stati Uniti, a seguito dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto a Minneapolis e delle rivolte seguitene. Una Dichiarazione sulla giustizia razziale negli USA, pubblicata il 3 giugno, afferma che il CEC s’impegna a porre fine a tutte le forme di razzismo e discriminazione, e osserva che nonostante gli sforzi in atto è necessario fare di più, poiché forme di razzismo sono riconoscibili nella politica e nell’economia. Il CEC manifesta il suo sostegno a tutte le Chiese degli Stati Uniti nella lotta per la giustizia. «La conservazione di un sistema basato sul suprematismo bianco non è più accettabile», vi si legge.

Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani – 60 anni

Il 5 giugno il card. Kurt Koch, in un’intervista a Vatican news, ricorda la fondazione del Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, istituito il 5 giugno del 1960 da Giovanni XXIII e divenuto Pontificio consiglio nel 1988. Nonostante i moltissimi passi avanti compiuti, afferma, «il vero obiettivo del movimento ecumenico, vale a dire il ripristino dell’unità della Chiesa, non è stato ancora raggiunto. Attualmente, una delle maggiori sfide consiste proprio nella mancanza di un consenso realmente solido sull’obiettivo dell’ecumenismo. Si è concordi sulla necessità dell’unità, ma non ancora su quale forma essa debba avere. Occorre una visione comune, che è essenziale per l’unità della Chiesa. I prossimi passi potranno essere compiuti infatti soltanto se abbiamo un obiettivo chiaro in mente».

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021

Mentre si sta concludendo la Settimana di preghiera 2020 nei paesi che la celebrano a Pentecoste, il 12 giugno il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani pubblica il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021 (non ancora disponibile in italiano). Il tema e i testi sono stati scelti e preparati dalla Comunità di Grandchamp in Svizzera, comunità monastica che riunisce suore di diverse Chiese e paesi. La Comunità è stata fondata nella prima metà del XX secolo e sin dall’inizio ha avuto stretti legami con la Comunità di Taizé e con l’abbé Paul Couturier, figura fondamentale nella storia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema è «Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto» (cf. Gv 15,5-9).

Turchia – Dibattito su Hagia Sophia

Fin da settimane prima della sentenza della Corte suprema, che poi il 10 luglio spianerà la strada per la conversione dell’antica cattedrale in moschea, il governo turco comincia a intensificare il dibattito su Hagia Sophia. L’11 giugno il ministro degli Esteri Mevlüt Cavusoglu in un’intervista a NTV sottolinea che ogni decisione in merito spetta solo alla Turchia. Qualche giorno prima il presidente Recep Tayyip Erdogan aveva risposto alle critiche internazionali sottolineando che Ankara non doveva chiedere a nessuno il permesso di far tornare Hagia Sophia una moschea, costruita nel VI secolo e convertita dagli ottomani in un proprio luogo di culto nel 1453 dopo la conquista di Costantinopoli. Era stato il presidente Atatürk a trasformarla in museo nel 1934. La discussione innesca anche reazioni all’interno dell’islam, con il commento negativo da parte del Comitato consultivo legale per le questioni giuridiche islamiche egiziano. Il governo greco descrive l’eventuale decisione come «un affronto alla comunità cristiana globale» e una violazione dello status di patrimonio universale della cattedrale. Il responsabile delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, dichiara che qualsiasi tentativo di modificare lo stato museale della cattedrale metterebbe a repentaglio il «fragile equilibrio interconfessionale che esiste oggi». «Questa chiesa è un simbolo di Bisanzio, ma è anche un simbolo dell’ortodossia per milioni di cristiani in tutto il mondo, specialmente per i credenti ortodossi». Il 1° luglio il patriarca ecumenico Bartolomeo afferma che «la conversione di Santa Sofia in moschea deluderebbe milioni di cristiani nel mondo». E il 12 luglio papa Francesco: «Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato».

CEC – Annessione dei Territori occupati

Il CEC, la Comunione mondiale delle Chiese riformate (CMCR), la Federazione luterana mondiale (FLM) e Act Alliance tornano a chiedere alla comunità internazionale di agire per bloccare la «prevista annessione dei Territori palestinesi occupati in Cisgiordania da parte del governo israeliano».

Ortodossia – Coronavirus e dibattito sulla comunione

Il 30 giugno una dichiarazione del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico risolve il dibattito sviluppatosi nelle Chiese ortodosse sul modo di fare la comunione durante le celebrazioni, stabilendo che i vescovi della diaspora possono adottare soluzioni temporanee per conformarsi alle norme delle autorità secolari. La dichiarazione ribadisce che non si può cambiare la tradizione, ma allo stesso tempo autorizza i vescovi ad adottare soluzioni temporanee con responsabilità pastorale. In questo atto il Patriarcato Ecumenico esercita una funzione di primus inter pares tra le Chiese ortodosse: afferma infatti di avere scritto in precedenza una lettera a tutte le Chiese, al momento divise sulla questione ucraina, e di aver recepito le loro osservazioni che collimavano con le proprie.

Daniela Sala