Ucraina – Lettera delle Chiese cristiane
Poche ore prima del vertice di Minsk (12 febbraio) tra i presidenti russo Putin e ucraino Poroshenko, insieme agli omologhi di Germania, Francia e Bielorussia, per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco, il 10 febbraio il Consiglio delle Chiese cristiane di tutta l’Ucraina – sin dall’inizio della crisi unito nella difesa dei confini nazionali – diffonde una lettera per auspicare una «pace giusta»: «Come capi e rappresentanti delle Chiese e delle organizzazioni religiose dell’Ucraina – affermano – faremo ogni sforzo e tutto quello che è in nostro potere per fermare il bagno di sangue, stabilire una pace durevole e superare l’ostilità tra le persone e le nazioni». Tuttavia, continuano, «riconosciamo anche il diritto delle persone di difendersi, e che è stato creato uno stato d’aggressione da parte di coloro che illegalmente hanno imbracciato le armi con l’intento malvagio di seminare morte, dolore e lacrime sul territorio ucraino del Donbass». «Perciò invitiamo tutti i fedeli, in accordo con le loro convinzioni religiose e le loro possibilità, a partecipare alla difesa della madrepatria. Per la comune vittoria, chi vada alla guerra, chi lavori come cappellano militare, come volontario in ospedale, chi supporti le famiglie dei militari, chi i civili colpiti del Donbass e gli sfollati».

Chiesa d’Inghilterra – Elezioni politiche
«Questa lettera non è una lista della spesa delle politiche che gradiremmo. È un appello per la nuova direzione che crediamo la nostra vita politica dovrebbe prendere». Così la Camera dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra, che con un intervento senza precedenti il 18 febbraio pubblica una lettera intitolata Chi è il mio vicino?, indirizzata ai fedeli e alle parrocchie anglicane in vista delle elezioni del 7 maggio. Il documento esorta vivamente alla partecipazione al voto e alla politica, di fronte alla crescente indifferenza, e indica la necessità di «un nuovo approccio alla vita politica che cambi il clima politico con la stessa radicalità che nel 1945 e nel 1979». In traduzione italiana prossimamente su Il Regno-documenti.

Concilio panortodosso del 2016
Dal 15 al 20 febbraio presso il Centro ortodosso del Patriarcato di Costantinopoli s’incontra la Commissione inter-ortodossa per la preparazione del «santo e grande Concilio panortodosso», in programma per il 2016 a Costantinopoli, per proseguire l’elaborazione dei documenti sui quali le Chiese ortodosse si confronteranno. Partecipa anche la delegazione del Patriarcato di Mosca, ma rimane aperto il contenzioso con Costantinopoli per il mancato invito dei delegati della Chiesa di Cechia e Slovacchia, oggetto di una diatriba tra il Patriarcato Ecumenico e quello di Mosca circa il riconoscimento del neoeletto primate Ratislav. Il lavoro verte sulla redazione di un documento intitolato Il contributo della Chiesa ortodossa al trionfo della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli, e alla soppressione delle discriminazioni razziali e di altro tipo. Il patriarca Bartolomeo nel corso di una conferenza stampa il 30 gennaio a Bruxelles ha annunciato che il Concilio si terrà per Pentecoste.

FCEI – Convegno «Dai culti ammessi alla libertà religiosa»
Il 16 e 17 febbraio si tiene a Roma presso il Senato della Repubblica il convegno «Dai culti ammessi alla libertà religiosa», promosso dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) in collaborazione con la Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo stato (CCERS). Gli interventi sottolineano l’urgenza di una legge organica sulla libertà religiosa e di coscienza, che abroghi la legislazione sui «culti ammessi» del 1929. Partecipa anche il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, che nel quadro di un pluralismo confessionale sempre più dinamico e articolato («Siamo in una stagione che presenta indubbi elementi di novità, sia per lo stato sia per la Chiesa») afferma: «Quel che pare necessario approfondire insieme è l’impostazione e la finalità di un eventuale intervento legislativo, che rimane auspicabile se puntualmente circoscritto nelle sue finalità e armonico rispetto al disegno costituzionale, oltre che pienamente rispettoso degli accordi e delle intese fin qui stipulati» (Regno-doc. 7,2015,9).

Agrigento – Marcia interreligiosa
Il 26 febbraio si svolge a Favara, in provincia di Agrigento, una marcia della pace interreligiosa, promossa dalla comunità francescana locale, con lo slogan «Nous sommes»; vi prendono parte cristiani e musulmani in risposta agli attacchi terroristici del 7 gennaio a Parigi e del 14 febbraio a Copenaghen. Fra Giuseppe Maggiore, responsabile della comunità La Tenda di padre Abramo, e l’imam Majoub Rezlane si scambiano gli abiti religiosi.

Ecologia – Bartolomeo I e François Hollande
Il «patriarca verde» Bartolomeo I e il presidente della Repubblica francese François Hollande, il 26 e 27 febbraio, sollevano insieme un appello perché il Vertice di Parigi, nel dicembre di quest’anno, porti a un protocollo vincolante per la riduzione delle emissioni di CO2. Il presidente francese non nasconde la sua ambizione di «lasciare una traccia nella storia strappando un accordo storico sul clima», mentre il patriarca ecumenico riafferma ancora una volta l’importanza di un impegno delle forze religiose nella preparazione della COP21 di Parigi, e di unire le voci delle confessioni e religioni su questa sfida cruciale e universale. Anche papa Francesco sta lavorando a un’enciclica sull’ecologia, che dovrebbe vedere la luce entro l’estate.

Italia – Legge lombarda anti-moschee
La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) fa pervenire al presidente del Consiglio Matteo Renzi il 27 febbraio un’istanza per sollecitare l’azione del Governo dinanzi alla Corte costituzionale per l’incostituzionalità della legge regionale lombarda del 3 febbraio 2015, n. 2 su «Modifiche alla legge regionale 12/2005; principi per la pianificazione delle attrezzature religiose». «In particolare segnaliamo la violazione delle norme in materia di parità di trattamento tra confessioni religiose, con evidente disfavore nei confronti delle confessioni diverse dalla cattolica, ancorché dotate di Intesa e, a maggior ragione, delle confessioni non dotate dello strumento di cui al terzo comma dell’art. 8 della Costituzione. Inaccettabile poi, la previsione di un controllo della Regione e dei Comuni sugli statuti delle varie confessioni per verificare se abbiano finalità religiosa, ma anche quella riferita alla possibilità di sottoporre a referendum la richiesta di autorizzazione di un nuovo luogo di culto».

Daniela Sala