7 agosto 2016

 Il pastore Hielke Wolters lascia il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) presso il quale ha lavorato per nove anni, sette dei quali come segretario generale associato, ma egli non lascia il movimento ecumenico nel quale è impegnato da quando era studente. Ufficialmente va in pensione, ma solo sulla carta. Ritorna nei Paesi Bassi ed ha molte idee e progetti per servire in un modo o nell’altro la Chiesa o il movimento ecumenico in senso lato. Il pastore ha dichiarato al centro della stampa del CEC , con un sorriso: “Sono aperto a tutte le suggestioni e so che Dio mi guiderà nella direzione giusta quando è il momento”.

 

Da Bangalore alla missione urbana

 Hielke Wolters, della Chiesa protestante dei Paesi Bassi è teologo e pastore, è impegnato da molti anni per la giustizia sociale, il dialogo interreligioso e lo sviluppo. La sua relazione col CEC è cominciata quando era studente ed egli ha scoperto, molto giovane, l’importanza delle strategie della missione e il ruolo delle Chiese minoritarie.

 Da studente ha scritto una lettera al CEC per chiedere consiglio: “dove dovrei fare il mio dottorato? Mi piacerebbe studiare in una università anglofona, in una cultura totalmente diversa”. Ha ricevuto la risposta di chiedere all’ United Theological College di Bangalore o al Serampore College a Calcutta. Ha optato per Bangalore e la sua tesi ha riguardato soprattutto i lavori del teologo indiano M. M. Thomas, presidente del CEC dal 1968 al 1975.

 Dopo essere stato pastore in ambiente rurale nei Paesi Bassi, poi direttore dell’ufficio ecumenico olandese per la missione industriale e rurale, è stato nominato direttore del Stichting Oikos, un istituto ecumenico che aiuta le Chiese a mettere in atto attività di sensibilizzazione della popolazione nel campo della cooperazione internazionale e dello sviluppo sostenibile.

 

Un lungo cammino per definire il nuovo ruolo del CEC

 Wolters è arrivato al CEC l’1 luglio 2007 come direttore del programma Giustizia, diaconia e responsabilità verso la creazione. Il pastore ha avuto un ruolo importante grazie alla sua solida esperienza.

 Egli aveva già spesso associato la riflessione teologica a competenze di gestione di progetti orientati ai risultati. La sua esperienza e le sue conoscenze sono state molto apprezzate all’Assemblea di Porto Alegre nel 2006. Nel 2007 in uno dei suoi primi incontri ha dichiarato che le principali sfide del programma sarebbero state mettere in atto iniziative creative che potessero dare speranza a chi lotta ogni giorno per sopravvivere; incoraggiare la solidarietà fra le Chiese malgrado le divisioni dovute alla globalizzazione economica ; e sostenere i movimenti e le iniziative in favore dello sviluppo sostenibile per lottare contro gli effetti dei cambiamenti climatici”.  

 Dopo essere stato segretario generale associato ad interim per diversi programmi durante un certo numero di anni, è stato nominato segretario generale associato per l’unità, la missione e le relazioni ecumeniche nel 2011. Allora ha ritrovato il suo campo di predicazione con un chiaro orientamento sulle strategie della missione che permettono di rafforzare le relazioni fra le Chiese membro.

 Il pastore Sam Kobia, ex segretario generale e il pastore Olav Fykse Tveit, odierno segretario generale, gli hanno chiesto di coordinare il processo rivolto a riorientare e a ristrutturare i lavori del CEC da Porto Alegre a Busan. Egli precisa. “Si trattava di un periodo decisivo per definire chiaramente il ruolo del CEC nel movimento ecumenico e più in generale nel mondo. Quale doveva essere la missione principale del CEC? La comunità fraterna doveva confrontarsi con numerose sfide”.

 Wolters sottolinea in particolare la creazione dell’Alleanza ecumenica “agire insieme” e la formazione dell’ACT Alliance, fondata da dei partner specializzati per dirigere le attività nel campo dell’aiuto umanitario, dello sviluppo e della difesa difesa delle ause. Egli aggiunge: “quale doveva e quale poteva essere il ruolo del CEC nel movimento ecumenico sviluppato? Noi dovevamo anche affrontare difficoltà finanziarie e abbiamo dovuto riorganizzare le nostre attività e cercare di gerarchizzarle”.

 Wolters insiste: “ tutte le sfaccettature e tutte le tensioni del mondo si ritrovano a Ginevra. Questa diversità è necessaria al Consiglio ecumenico delle Chiese. Il CEC vive di queste diversità poiché lavora a nome delle Chiese membro”.

 

Tutto è grazia

 Alla domanda:” Di che cosa è più fiero?” Egli resta un momento in silenzio prima di rispondere: “nella mia tradizione non usiamo la parola “fiero”. Io sono cresciuto con l’idea che tutto è grazia. Ma vi darò qualche esempio di ciò che siamo riusciti a realizzare, dal mio punto di vista, nel corso degli ultimi nove anni al CEC.

 Il lavoro con i partner ecumenici e soprattutto quelli specializzati, costituisce un esempio concreto. Abbiamo organizzato riunioni regolari grazie ai concetti ‘Lavorare insieme’ e ‘Tavola rotonda’ per riunire i loro rappresntanti per parlare della pianificazione strategica del CEC. Nel corso dei due ultimi anni, abbiamo invitato i responsabili dei partner specializzati al Forum ecumenico strategico per approfondire la discussione sul ruolo del CEC. Sono molto soddisfatto del risultato di queste discussioni, come della creazione di reti di responsabili ecumenici delle Chiese membro; tutto ciò è molto importante ed utile per l’avvenire del CEC”.

 

Una sfida: il ruolo della missione

 Wolters tocca anche il soggetto della nuova dichiarazione sulla missione del CEC, Insieme verso la vita, presentata alla Decima Assemblea del CEC a Busan (Repubblica di Corea) nel 2013. La dichiarazione, egli spiega, propone una nuova prospettiva sulla situazione e le sfide missionarie delle Chiese nelle società multireligiose e secolarizzate.

 Il pastore accenna al suo lavoro nel campo della missione industriale e urbana. “Per numerose Chiese, soprattutto in Europa e in America del Nord, si tratta di una questione urgente e centrale. E’ anche un ptoblema ecumenico condiviso da tutte le Chiese del CEC.

Le Chiese membro del CEC si interessano molto alla missione nei contesti laici. I responsabili di queste chiese sono perfettamente coscienti che è urgente adottare nuovi approcci. Essi si accorgono che le loro comunità invecchiano e che hanno difficoltà a incontrare i giovani. Perciò sono molto apprezzati il sostegno e l’offerta di uno spazio per la riflessione e l’azione comune”.

 “Una delle principali difficoltà della missione in contesto laico è l’assenza di sensibilità al linguaggio religioso, a livello individuale e collettivo, spiega Wolters. Parlare di Dio o di salvezza spesso non conduce a una conversazione fruttuosa. E’ necessario capire le questioni fondamentali che si pongono le persone secolarizzate, per esempio sui dilemmi di fronte ai quali si trovano o sui dubbi sul senso della vita. Le Chiese devono elaborare un nuovo linguaggio e nuovi approcci di condivisione delle esperienze vissute se vogliono trasmettere in maniera convincente il messaggio cristiano di fede, di speranza e di amore”.

 

Una collaborazione più stretta con gli evangelicali

Wolters parla anche della collaborazione con l’Alleanza evangelicale mondiale (WEA) e con il Forum cristiano mondiale.

I responsabili e i rappresentanti della WEA e del CEC si sono incontrati il 20 maggio 2016 all’istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera, per studiare ed esaminare le possibilità di cooperazione futura.” Si tratta, aggiunge Wolters, del decimo incontro ufficiale fra i responsabili, questa volta in presenza del segretario generale del CEC e di quello dell’AEM. Era un momento storico, una nuova tappa positiva, una nuova partenCome tutto ciò è cominciato?

“Tutto è cominciato, risponde Wolters, ad una pausa caffè durante la seduta del Comitato Centrale nel 2011. Io ho discusso brevemente con uno dei responsabili dell’AEM e abbiamo deciso di ritrovarci più tardi per approfondire la discussione”,

 Wolters racconta che un’altra evoluzione positiva è avvenuta nel medesimo periodo. L’incontro tra i responsabili dell’Alleanza biblica universale e quelli del CEC, e aggiunge: “Noi siamo riconoscenti di poter consolidare questo importante lavoro in cooperazione con le Chiese e le organizzazioni di tradizioni cattolica, pentecostale ed evangelicale”.

 In novembre 2015 circa 150 persone appartenenti a diverse tradizioni cristiane si sono riunite, sotto l’egida del forum cristiano mondiale, in Albania

 L’evento era organizzato da Sua Beatitudine l’arcivescovo Anastasios sul tema: Discriminazione, persecuzione, martirio: seguire Cristo insieme. Questo incontro ha radunato rappresentanti di Chiese e comunità cristiane che si sono confrontate sulla discriminazione e la persecuzione nei loro contesti locali.

 Wolters ha dichiarato. “ il fatto che Chiese e organizzazioni ecumeniche dalle origini così diverse siano pronte a lavorare insieme per aiutare i cristiani che attraversano momenti difficili è un immenso segno di speranza. La libertà religiosa è necessaria per noi tutti, sia cristiani, sia musulmani, sia seguaci di un’altra religione”. 

 In risposta all’ultima domanda su qual è la priorità del CEC oggi, Wolkers è chiaro: “dobbiamo essere utili, mettere le Chiese al centro, rafforzare la teologia e la spiritualità, agire ecumenicamente nella testimonianza della giustizia e della pace per essere motori di cambiamento”.

 Marianne Ejdersten, direttrice della Communicatione del consiglio ecumenico delle Chiese dal 2015.

 

Insieme verso la vita: Missione ed evangelizzazione in contesti in evoluzione (in inglese)

Commissione Fede e Costituzione

Commissione missione ed evangelizzazione