Quali prospettive e quali istanze, quali appelli e quali concrete possibilità si presentano al SAE nell’attuale situazione ecumenica? Su quali vie e in quali direzioni può proseguire il proprio cammino, conciliando la fedeltà alla propria ispirazione e alla propria storia con le nuove esigenze e le nuove condizioni generate dal mutare dei tempi e dalle trasformazioni del panorama sociale, culturale e religioso? A quali risorse inventive può attingere al proprio interno, e a quali segni esterni può rivolgere il proprio sguardo, per mantenere vivo e fecondo il proprio impegno?
Sono domande che da tempo ci rivolgiamo, sia in ambito nazionale sia nei gruppi locali; sono anzi, potremmo dire, domande che hanno accompagnato tutta la vicenda del SAE, come è giusto che avvenga per ogni movimento che voglia essere al tempo stesso radicato e aperto, memore del passato e attento al presente. Ma in questi ultimi tempi ne avvertiamo con particolare intensità l’urgenza. Stanno per compiersi cinquant’anni dall’inizio di quel Concilio nella cui fervida temperie il SAE ha mosso i suoi primi passi; nel corso di questi decenni si sono succedute, nelle chiese e nel mondo, stagioni diverse, segnate da cambiamenti profondi che esigono nuovi sforzi interpretativi; nel contempo il SAE ha visto l’invecchiamento, e in parte l’assottigliamento, delle prime generazioni che ne hanno accolto e sostenuto il messaggio e l’attività, affiancando con passione ed entusiasmo Maria Vingiani. Ora più che mai, dunque, s’impone la necessità di «fare il punto» della rotta percorsa e di quella che va tracciata nelle nuove acque in cui ci troviamo a navigare, commisurando idee e progetti alle nostre effettive risorse e capacità di attuazione. Quali iniziative, quali metodologie, quali forme espressive vanno tenacemente mantenute e sviluppate, e quali invece possono o debbono essere modificate o accantonate? Come va messo a frutto – non sotterrandolo per geloso attaccamento né dissipandolo per improvvida avventura – il talento affidato al SAE?
Ad affrontare chiaramente queste domande e questi problemi siamo stati ultimamente sollecitati anche da una mozione che il Gruppo di Piacenza ha presentato lo scorso ottobre al Consiglio dei Gruppi Locali, e che il Consiglio ha accolto e fatta propria. Una mozione che chiede appunto di mettere all’ordine del giorno della prossima assemblea generale dell’associazione il “ripensamento della sua organizzazione e delle sue attività a circa cinquant’anni dalla prima Sessione di formazione ecumenica”.
Perché la discussione assembleare sia meditata ed efficace, è bene che vi si giunga preparati. Nei mesi che ci separano dal prossimo Convegno di primavera (Roma, 28 aprile–1° maggio 2012), durante il quale avrà luogo l’assemblea, i gruppi e i soci sono perciò invitati a riflettere sull’argomento, alla luce della propria esperienza locale e nazionale e della propria visione ecumenica generale. Una riflessione che coniughi realismo e fantasia, e che – vorrei sommessamente aggiungere – sia spiritualmente irrorata e si alimenti di preghiera.
Perché valutazioni e suggerimenti possano entrare in circolazione anche durante la fase preparatoria viene messo qui a disposizione uno spazio apposito a cui potete accedere

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