Pasqua è ormai alle porte per cattolici e protestanti, che si preparano  a vivere il triduo, il cuore della fede cristiana, mentre gli ortodossi hanno da poco iniziato il digiuno quaresimale, nell'attesa della Resurrezione, che sarà celebrata il 5 maggio. In questa stessa settimana, il 26 marzo, anche per i fratelli ebrei è iniziata la Pasqua, che in Italia si protrarrà per otto giorni: ci sentiamo particolarmente uniti a loro, nella memoria di una liberazione avvenuta e di un passaggio sempre da fare, che la Pasqua evoca.
Le liturgie cristiane di questi giorni sono ricche di segni: il pane, l'acqua, il vino, l'olio, la luce, il fuoco sono gli elementi, accessibili alla nostra esperienza, di cui Gesù si serve per comunicarci la sua grazia e la sua vittoria sulla morte. Sono segni di vita, che ci ricordano che il Risorto può far rinascere la nostra esistenza, assicurandoci la possibilità sempre nuova di ricominciare dopo   ogni peccato, dopo ogni momento di buio o di disperazione.
Porgo a tutti, a soci e amici e ai visitatori del nostro sito il mio augurio pasquale con le parole di due grandi figure del '900: Ungaretti e Bonhoeffer.
La struggente  poesia di Giuseppe Ungaretti “Mio fiume anche tu” va al cuore dell'esistenza umana, soggetta alla fragilità e al dolore del mondo, che è drammatico interrogativo per ogni persona. Ma si conclude riconoscendo che, anche quando ci troviamo in circostanze che stravolgono tutte le nostre certezze, nell’«amore non vano» di Cristo è fissato il senso della nostra esistenza. Allora l’invocazione apre il guscio del dolore, che diventa atto di fede e di speranza cristiana.  E così avviene la Pasqua, il passaggio dentro il conflitto: cessa la paura di soffrire da soli, cessa il dubbio che amare sia un vano sprecarsi. Allora può cessare anche il pianto e rinascere la fiducia

“...Il tuo cuore è la sede appassionata
dell'amore non vano.
Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell'umane tenebre,
Fratello che t'immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l'uomo....
Santo, Santo che soffri,
Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli”...
Santo, Santo che soffri
Per liberare dalla morte i morti
E sorreggere noi infelici vivi,
D'un pianto solo mio non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.

Il pastore Dietrich Bonhoeffer ci ricorda di ricentrarci in Cristo: la  gratitudine per “l'infinito amore”, per una grazia che sempre ci sorprende, aiuti ciascuno di noi più a diventare pienamente umano:

Siamo vicini al Venerdì santo e alla Pasqua,
ai giorni delle azioni strapotenti
compiute da Dio nella storia;
delle azioni nelle quali il giudizio di Dio e la grazia di Dio
divennero visibili a tutto il mondo:
giudizio in quelle ore,
in cui Gesù Cristo,
il Signore, pendette dalla croce.
Grazia in quell'ora,
in cui la morte fu inghiottita dalla vittoria.    
Non gli uomini hanno fatto qui qualcosa,
no, soltanto Dio lo ha fatto.
Egli ha percorso la via verso gli uomini
con infinito amore.
Ha giudicato
ciò che è umano.
E ha donato grazia
al di là del merito.
 (11 marzo 1928)

E infine concludo con una esortazione di papa Francesco, che assicurando la sua ferma volontà di proseguire nel dialogo ecumenico, così si esprime:
“Sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell’Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. Chiediamo al Padre misericordioso di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel giorno del nostro Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa. Sarà questo il nostro migliore servizio alla causa dell’unità tra i cristiani, un servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità. Più saremo fedeli alla sua volontà, nei pensieri, nelle parole e nelle opere, e più cammineremo realmente e sostanzialmente verso l’unità”.