I diritti e lo statuto giuridico delle persone di origine haitiana sono minacciati nella Repubblica dominicana. Photo: ACT/PWRDF/Simon Chambers

03 febbraio 2015

Responsabili delle Chiese hanno vivamente criticato la decisione di un tribunale della Repubblica dominicana di privare della cittadinanza 200.000 dominicani di origine haitiana. Katharine Jefferts Schori, vescova presidente della Chiesa episcopale degli Statiti Uniti, chiesa membro del CEC, in una intervista recente all’ Episcopal News Service pubblicata il 26 gennaio, ha attirato l’attenzione sulle difficoltà che incontrano gli apolidi.

La decisione del tribunale è intervenuta tre anni dopo una modifica della Costituzione della Repubblica dominicana che ha abbandonato il jus soli – diritto del suolo – che assicura la nazionalità o la cittadinanza di uno Stato a chiunque sia nato sul suo territorio. La decisione del tribunale è stata presa con una portata retroattiva fino al 1929, spogliando così della loro cittadinanza tre generazioni di persone nate nella Repubblica Dominicana.

Secondo l’Alto-Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha lanciato nel 2014 una campagna di dieci anni per sradicare l’apolidia, si stima che nel mondo ci siano 10 milioni di persone apolidi.

Il CEC e le 345 Chiese membro giocano un ruolo attivo nella promozione dei diritti degli apolidi. Una dichiarazione sui diritti umani degli apolidi è stata adottata alla 10ª Assemblea del CEC a Busan (Repubblica di Corea) nel 2013. Inoltre una delegazione del CEC ha presentato un insieme di raccomandazioni sui diritti deli apolidi al Primo Forum mondiale sull’apolidia organizzato dall’Alto-Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati all’Università di Tilburg nei Paesi Bassi nel 2014.

Dichiarazione del CEC sui diritti umani degli apolidi

Commissione delle Chiese per gli affari internazionali

The Den Dolder Recommandations to protect the stateless and end statelessness (le raccomandazioni di Den Dolder per proteggere gli apolidi e mettere fine all’apolidia)