29 settembre 2016

Il consolidamento della pace e i migranti, future priorità del gruppo di lavoro della Chiesa cattolica romana e del CEC

I rappresentanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e della Chiesa cattolica romana elaborano nuove forme di lavoro in comune sui problemi contemporanei più urgenti

Il Gruppo congiunto di lavoro della Chiesa cattolica romana e del CEC (JWG), entrato nel suo sesto decennio (è stato creato nel 1965), ha tenuto la sua ultima riunione annuale dal 13 al 17 settembre al Castello di Bossey, in Svizzera.

Il JWG guida la collaborazione delle due istituzioni nell’ambito di Fede e costituzione, di missione ed evangelizzazione, di giustizia e di pace, della formazione ecumenica e del dialogo interreligioso. Studia questioni teologiche comuni, come la recezione del lavoro ecumenico e le questioni sociali connesse.

Le riunioni del JWG contribuiscono a far progredire il programma del gruppo di lavoro stesso, ma anche la cooperazione a livelli delle operazioni e della programmazione. Il personale amministrativo dei programmi del CEC lavora così direttamente con i dicasteri del Vaticano.

Il JWG ha deciso di concentrare le sue attività su due campi specifici:  da una parte il consolidamento della pace e il dialogo nelle zone di conflitto, e dall’altra la sorte e le prospettive delle persone migranti e rifugiate.

Questi due campi si iscrivono chiaramente nella linea delle priorità missionarie attuali di Roma e del Pellegrinaggio di giustizia e di pace del CEC.

Presieduto insieme dal metropolita Nifon de Târgoviște, della Chiesa ortodossa romena, e dall’arcivescovo Diarmuid Martin, primate d’Irlanda, il JWG esplora anche una nuova metodologia con la creazione di gruppi dediti in modo particolare a queste due grandi assi di lavoro. 

I due gruppi non devono accontentarsi di studiare le situazioni, ha precisato l’arcivescovo Martin. Devono anche determinare «ciò che noi possiamo dire alle nostre istituzioni  a proposito delle possibilità di intensificare il nostro impegno i questi campi» in modo da avere un vero impatto sulla vita della Chiesa stessa.

«Speriamo così non soltanto di seguire la collaborazione ecumenica delle Chiese a livello locale e a livello internazionale, ma anche incoraggiarla e raccomandare alle nostre istituzioni mezzi per approfondire e valutare questa collaborazione», ha dichiarato il metropolita Nifon.

«Il JWG si è rallegrato del grado di collaborazione tenuto fra gli uffici del CEC e i loro omologhi dei dicasteri della Curia romana, ha aggiunto l’arcivescovo Martin. Il JWG spera di contribuire, attraverso ciò che intraprenderà nei prossimi anni, all’approfondimento della cooperazione ecumenica che è già cominciata».

A Bossey, anche i gruppi nuovi hanno discusso del compito, del metodo e dei risultati desiderati della loro collaborazione. Dei coordinatori (una persona rappresentante della Chiesa cattolica romana e una per il CEC in ciascun gruppo) saranno nominate questo autunno. I gruppi si appoggeranno sulle risorse del personale e su specialisti esterni.

Il pontificato di papa Francesco ha stimolato il mandato del JWG. Uno dei tempi forti della riunione è consistito nell’esplorare la confluenza dell’asse principale di programmazione del CEC, il Pellegrinaggio di giustizia e di pace, con gli scritti di papa Francesco, in particolare le sue esortazioni apostoliche Evangelii Gaudium e Amoris Lætitia  e la sua enciclica Laudato Si’.

Benchè non sia membro del CEC, la Chiesa cattolica romana è fortemente impegnagta nei programmi, nelle commussioni e nelle iniziative del CEC.

Alcune presentazioni di Isabel Phiri, segretaria generale associata del CEC, e di altri del personale hanno spiegato le origini, la forma e la configurazione programmatica attuale del Pellegrinaggio, e hanno analizzato gli impegni e le convinzioni sui quali si incontrano gli scritti del papa e il Pellegrinaggio, soprattutto in materia di risposte alle sfide economiche ed ecologiche mondiali.

Altre presentazioni hanno analizzato in dettaglio gli sforzi di collaborazione nelle aree di competenza di Fede e costituzione, della missione, del dialogo interreligioso, dei migranti e rifugiati, del consolidamento della pace e dei problemi internazionali.

L’arcivescovo Martin ha proposto una riflessione critica sull’esortazione Amoris Lætitia e sul suo approccio pastorale delle realtà sociali, etniche e spirituali della famiglia oggi.

Un tema è ritornato frequentemente nelle presentazioni: il carattere cruciale del discernimento. Per John Crossin, oblato di San Francesco di Sales e membro della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, il discernimento personale, come quello delle Chiese, è essenziale per favorire la conversione profonda ai bisogni degli altri che è al cuore del lavoro ecclesiale per la giustizia e la pace.

Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, vede nell’intensificarsi delle relazioni fra la Chiesa cattolica romana e la comunità delle Chiese del CEC un segno di speranza. Per lui, la speranza è primordiale per le persone che soffrono dovunque nel mondo per le conseguenze dell’ingiustizia, della violenza e della guerra.

Nella sua presentazione al JWG, Tveit ha raccontato le esperienze, dolorose o incoraggianti, che suscitano le nuove iniziative delle Chiese, sovente condotte in collaborazione con altre comunità di fede, e che egli ha osservato nei suoi recenti viaggi in Nigeria, in Burundi e in Medio Oriente, o anche negli sforzi di pace dispiegati nel Sudan del Sud.

Rispondendo a delle domande, Tveit ha insistito sull’importanza dell’accompagnamento e della responsabilità vicendevole delle Chiese nel Pellegrinaggio di giustizia e di pace, espressione del movimento ecumenico: «ll Pellegrinaggio di giustizia e di pace è un movimento di speranza che ci conduce là dove possiamo incontrarci reciprocamente nel nostro cammino e ricercare concezioni comuni come persone umane, come cristiani, come Chiese».

Considerando la qualità delle relazioni favorite dal JWG, ha aggiunto  «Dio benedica il vostro lavoro, perché è una benedizione per noi».

Il Gruppo congiunto di lavoro si è riunito nel momento in cui i cristiani del mondo intero celebravano la giornata mondiale di preghiera per la salvaguardia della creazione, una iniziativa ecumenica lanciata dal patriarca ecumenico Bartolomeo I e adottata da papa Francesco, che coincide con la partecipazione ecumenica per la Creazione, della durata di un mese. Le preghiere del mattino e della sera sono state preparate intorno a questi temi.