26 gennaio 2017

In un paese dove i cristiani sono chiaramente in minoranza e subiscono spesso la discrimimazione, e in un contesto che ha conosciuto a più riprese i contrasti e la violenza fra gli adepti di tradizioni religiose diverse, le Chiese di Norvegia e la Chiesa del Pakistan hanno lanciato recentemente una esperienza ecumenica inedita a Lahore in Pakistan.

Ricevuta dal vescovo presidente della Chiesa del Pakistan, Samuel Robert Azariah, il 15 gennaio scorso la vescova presidente della Chiesa di Norvegia, Helga Haugland Byfuglien, è diventata non solo la prima donna vescovo a visitare il Pakistan, ma anche ha predicato nel culto domenicale a Lahore.

 

«Sono molto commossa dalla vostra accoglienza così calorosa e dalla vostra ospitalità», ha affermato la vescova Byfuglien, dopo il culto. «Il fatto che una Chiesa che non ordina donne, in un paese a forte struttura patriarcale, mi inviti a predicare mostra la forza della comunità ecumenica mondiale. Noi norvegesi siamo stati inclusi nella comunità come fratelli e sorelle in Cristo, che restano uniti con i cristiani e le cristiane del Pakistan, in una missione comune. In Norvegia abbiamo forti legami con il Pakistan attraverso i numerosi norvegesi che hanno le loro radici in questo paese. Questo gruppo costituisce una parte importante della nostra Chiesa norvegese, partecipa alla nostra comunità con il suo lavoro e contribuisce alla vita religiosa e culturale comune».

La cooperazione diaconale, una chiave per relazioni solide

La visita della vescova faceva seguito all’invito del vescovo Azariah, che è da molto tempo in dialogo e in cooperazione diaconale con la Chiesa di Norvegia, con la Società missionaria norvegese e l’Aiuto della Chiesa norvegese

La segretaria generale del Consiglio delle relazioni ecumeniche e internazionali della Chiesa di Norvegia, Berit Hagen Agøy, ha accompagnato la vescova durante la settimana e ha confidato: «I sorrisi e le risa dei bambini disabili che abbiamo incontrato nella scuola della Chiesa, bambini che i genitori cercano spesso di nascondere, sono una testimonianza molto forte dei valori cristiani della dignità umana. Grazie al lavoro diaconale, la Chiesa predica l’Evangelo in maniera chiara. Noi della Chiesa di Norvegia abbiamo molto da imparare. Se noi vogliamo sostenere i cristiani del Pakistan, una delle cose migliori che possiamo fare è aiutare le istituzioni diaconali della Chiesa».

Le relazioni fa gli organi di diaconia delle Chiese si estendono anche al di là delle relazioni fra cristiani. Nel 2016 rappresentanti della Chiesa di Norvegia e dell’Aiuto della Chiesa norvegese hanno partecipato a una conferenza sul dialogo interreligioso a Lahore sul tema:  Pellegrinaggio di vita verso la riconciliazione.

«Dal 2004 siamo attivamente impegnati con la Chiesa del Pakistan in iniziative interconfessionali che cercano la coesione sociale tra comunità di confessioni diverse in Pakistan. A ben guardare ciò riflette anche il lavoro interconfessionale che la Chiesa di Norvegia compie sul suo territorio nazionale », ha spiegato Arne Sæverås, consigliere dell’Aiuto della Chiesa norvegese per la pace e la riconciliazione.

«L’Aiuto della Chiesa norvegese porta un contributo rilevante – ha dichiarato la vescova Byfuglien – e il dialogo con i suoi partner è un elemento importante della nostra visita in Pakistan».

Le relazioni ecumeniche sono fonte di speranza nei momenti difficili

«In Pakistan abbiamo constatato una discriminazione sistematica delle minoranze religiose non musulmane – ha rilevato Berit Hagen Agøy – e abbiamo dovuto fare i conti con un atteggiamento secondo cui le minoranze sono libere di convertirsi all’Islam, ottenendo in tal modo un uguale trattamento».

«Questo atteggiamento è sicuramente inaccettabile. Così è un buon segno che le autorità pakistane abbiano recentemente alzato la voce per rafforzare la protezione delle minoranze del paese. Ma il cammino perché la libertà religiosa sia pienamente rispettata in Pakistan è ancora lungo», ha spiegato Agøy

«Noi ci siamo impegnati in un dialogo sincero con i ministri responsabili delle minoranze e dei diritti umani, sia a livello di Stati sia nazionale», ha precisato la vescova Byfuglien. «E benché sia incoraggiante che le autorità mettano all’ordine del giorno la situazione delle minoranze, restiamo molto preoccupati per la situazione dei diritti umani qui in Pakistan».

«Pourtant, l’Église que nous avons rencontrée n’a pas perdu espoir», a conclu l'évêque norvégienne. «Bien au contraire. Rencontrer les jeunes chrétiens qui se forment et rêvent de l'avenir, rencontrer des femmes qui connaissent leurs droits et qui montrent le courage de se battre pour qu'ils soient respectés, nous a profondément impressionnés. Et nous avons également rencontré des dirigeants d’Église pleins d’espérance qui soutiennent qu’il y a un avenir pour les chrétiennes et les chrétiens au Pakistan. Ces derniers sont peut-être peu nombreux ici, mais ils accomplissent un travail impressionnant, dans les écoles et les établissements de santé, et remplissent les églises le dimanche. Et lorsqu'on leur demande ce que l'on peut faire pour les aider, ils répondent: "Eh bien, vous pouvez commencer par remplir les églises en Norvège".» «Tuttavia la Chiesa che noi abbiamo incontrato non ha perso la speranza», ha concluso la vescova norvegese. «Al contrario. Incontrare giovani cristiani che si formano e sognano l’avvenire, accostare donne che conoscono i loro diritti e che mostrano il coraggio di lottare perché siano rispettati, ci ha profondamente impressionato. E abbiamo anche incontrato dirigenti di Chiesa pieni di speranza che sostengono che c’è un avvenire per i cristiani del Pakistan. Essi possono essere poco numerosi, ma compiono un lavoro assai rilevante nelle scuole e nelle strutture sanitarie, e riempiono le chiese la domenica. Quando è stato loro chiesto che cosa potevamo fare per aiutarli, hanno risposto: ”Bene, voi potete cominciare a riempire le chiese in Norvegia”