Courtesy United Nations 

                      

21 Marzo 2016

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale il Consiglio ecumenico delle chiese ha ricordato il lavoro svolto dalle chiese nel mondo

Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, istituita dalle Nazioni Unite nel 1966. La data fu scelta in memoria del massacro di Sharpeville del 1960, la giornata più sanguinosa dell’apartheid in Sudafrica, quando 300 poliziotti bianchi uccisero 69 manifestanti che protestavano contro l’Urban Areas Act che imponeva ai sudafricani neri di esibire uno speciale permesso se venivano fermati nelle aree che erano riservate ai soli bianchi.

In occasione di questa ricorrenza, alcune voci note del Consiglio ecumenico delle chiese hanno ricordato l’importante lavoro ecumenico che le chiese membro hanno svolto negli ultimi decenni per affrontare e superare il razzismo e la xenofobia stando a fianco delle vittime di discriminazione che soffrono ingiustizie a motivo della razza, dell’etnia e dell’identità.

Nel 21° secolo, l’umanità ancora si confronta con il peccato del razzismo, ha affermato Agnes Abuom, moderatrice del Comitato centrale del CEC. Nonostante i passi avanti fatti verso l’integrazione dei diversi gruppi razziali, «la brutta faccia del razzismo è riemersa in molte parti del mondo. Il razzismo rimane un peccato e una violazione della dignità umana e dei diritti umani».

Da qui, ha sottolineato la Abuom, è necessario che le chiese e il movimento ecumenico continuino e gli sforzi e il lavoro per combattere il razzismo.

In Asia, la discriminazione sulla base delle caste e dell’occupazione – vissuta dai Dalit in India e Nepal, dai Minjung in Corea e dai Burakumin in Giappone – è così diffusa e radicata che è necessario un cambiamento sia a livello individuale sia livello strutturale, ha detto il rev. Dr. Peniel Rajkumar, responsabile del programma per il dialogo interreligioso e la cooperazione (CEC).

«Quello che è preoccupante non sono solo i modi atroci e disumani in cui queste forme di discriminazione si manifestano, ma anche il silenzio e la complicità che li circondano, che assicurano che tali forme di discriminazione si perpetuino e siano sostenute in modo insidioso», ha detto.

In Europa, l’attuale crisi migratoria ha scatenato crescenti atteggiamenti xenofobi e violenti contro i rifugiati e i migranti, ha detto Katalina Tahaafe-Williams, del programma per la Missione ed Evangelizzazione (CEC). «Un cambiamento politico marcato verso l’estrema destra è evidente in tutta la regione», ha detto. Anche in quei paesi europei che erano più aperti e accoglienti verso i migranti e rifugiati in tempi recenti crescono i partiti della destra conservatrice. «La retorica della paura xenofoba e l’esclusivismo nazionalista sono diventati normativi e accettati negli spazi pubblici. Ma l’Europa è cosa ben diversa».

In tutto il mondo, la privazione della cittadinanza è stata utilizzata in molti casi come strumento politico per discriminare ed escludere una comunità, ha detto Semegnish Asfaw, del programma esecutivo per gli affari internazionali (CEC). «Questo è stato il caso, ad esempio, della Repubblica Dominicana, dove i cambiamenti nelle leggi sulla cittadinanza durante l’ultimo decennio hanno reso i dominicani di origine haitiana senza stato», ha detto. «La legge è stata applicata retroattivamente, trasformando tutti i bambini nati da genitori immigrati haitiani, che erano giunti nel paese più di cinque anni prima, senza stato. Il 2015 è stato particolarmente duro per i dominicani di origine haitiana, poiché il governo ha minacciato di deportare centinaia di migliaia di loro ad Haiti, dove non sono stati accolti».

Negli Stati Uniti d’America, i luoghi di culto e coloro che si riuniscono in essi sono stati bersaglio della violenza e di crimini d’odio di matrice razziale, come il massacro di nove persone nella Emanuel African Methodist Episcopal Church a Charleston, South Carolina (USA) nel giugno 2015.

«Il razzismo è stato una piaga nella storia degli Stati Uniti, e alcuni sostengono che c’è stata una recrudescenza di retorica e un aumento delle azioni razziste durante la presidenza del primo presidente afro-americano della nazione», ha detto il rev. Garland F. Pierce, assistente del segretario generale del CEC. «Anche l’attuale corsa presidenziale è stata segnata da vetriolo e dalla retorica che gioca su sentimenti razzisti e xenofobi».

In Sud Africa, il Programma contro il Razzismo del CEC è stato determinante e profetico nel denunciare e condannare il regime di apartheid in Sud Africa. Oggi, il CEC continua a sostenere la Conferenza delle chiese di tutta l’Africa, così come le sue chiese membro in Africa mentre lavorano per la pace e la giustizia.

Abuom ha concluso: «In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, il CEC invita le chiese e i partner ecumenici in tutto il mondo a rinnovare il proprio impegno ad agire per la giustizia e la pace, e a rimanere profetici nel resistere e nello sfidare le strutture ingiuste che opprimono e discriminano le comunità sulla base della loro identità e origine».

Riforma.it