12 marzo 2017

In occasione di un raduno di quattro giorni di pianificazione il personale del CEC ha esaminato il proprio lavoro alla luce dei diversi contesti attuali e ha previsto quello che potrebbe essere il suo ruolo futuro.

Nel discorso di apertura, Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, ha sottolineato che in tutto il mondo, numerose persone si rivolgono al CEC ponendosi una domanda: «quale può essere il nostro contributo di comunità fraterna mondiale?».

Nel 2017 il Pellegrinaggio di giustizia e di pace del CEC si è rivolto verso l’Africa e sarà orientato sull’America latina nel 2018. Con l’aiuto di esempi tratti da paesi differenti, Tveit ha posto delle domande destinate ad approfondire le riflessioni dei dipendenti sul modo in cui il loro lavoro fa progredire la verità e le lotte per la giustizia, e porta la speranza a numerose persone nel mondo

«Come possiamo portare il nostro contributo per percepire la ricchezza e la forza dei popoli dell’Africa, la loro crescita nella fede come Chiese, valorizzando la giustizia e la pace come obiettivi comuni e insistendo sui bisogni urgenti? Come il CEC può partecipare al dischiudersi della verità? Come il CEC, comunità fraterna, e i suoi partner dell’ACT Alliance possono contribuire a dare segni di speranza?».

L’ACT Alliance le cui missioni principali sono l’aiuto umanitario, lo sviluppo e la difesa dei diritti, è un partner ecumenico importante del CEC.

Facendo riferimento al lancio recente della campagna del CEC «Sette settimane per l’acqua», organizzata per la quaresima, Tveit ha citato le parole del pastore Amos: «Il diritto zampilli come l’ acqua». 

L’acqua non è soltanto una questione di giustizia, ha aggiunto il pastore Tveit, «è anche una metafora della giustizia di Dio. Una giustizia che verrà, in un modo o nell’altro. Le parole di Amos continuano a dare la speranza per lottare contro tutte le ingiustizie che molte persone subiscono. È il messaggio del CEC oggi, ed è il messaggio che esso trasmette da 70 anni».

Il CEC mentre pone l’accento sul Pellegrinaggio di giustizia e di pace in corso, e sul prossimo 70° anniversario, deve essere onesto nella sua valutazione della lotta attuale che riguarda l’anima della religione e del cristianesimo, ha ricordato Tveit. «Si tratta di una fede che può essere utilizzata per creare una scissione, per accordare privilegi ad alcuni e non ad altri, per escludere, per ignorare i bisogni degli altri nel suo proprio interesse?» Al contrario, ha affermato Tveit, un sentimento di unità è essenziale. «L’unità fra i discepoli è necessaria perché il mondo creda – sappia – che noi abbiamo visto il vero Dio in Gesù, e che noi abbiamo ascoltato la verità si Dio. Noi siamo al centro. Al centro ecumenico, ma anche al centro delle questioni essenziali del mondo. Quale è la verità?».

Tveit ha concluso ponendo la seguente domanda : «Che cosa significa oggi (e nel 2018) credere insieme in un Dio che ha creato una umanità nella quale ciascuno è ad immagine di Dio?».

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