14 ottobre 2015

È quanto espresso dal Consiglio Ecumenico delle Chiese in una recente dichiarazione 

In una dichiarazione ufficiale rilasciata il 12 ottobre scorso, il past. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha espresso grave preoccupazione per la drammatica escalation del conflitto in Siria.

Il Consiglio delle Chiese esprime ferma condanna di tutte le operazioni militari straniere in Siria soprattutto da quando le proposte avanzate da Staffan de Mistura, inviato speciale per la Siria del Segretario generale delle Nazioni Unite, e approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso agosto, hanno riacceso un debole barlume di speranza.

Il CEC, insieme alle sue chiese membro e ai partner ecumenici, ha espresso in più occasioni la sua profonda convinzione che «non ci sarà alcuna soluzione militare» alla crisi e al conflitto in Siria. «Purtroppo – si legge nella dichiarazione – questo urgente appello resta oggi più vero e più necessario. Il drammatico aumento giornaliero del numero delle vittime, l’enorme flusso di rifugiati siriani, e l’incapacità della comunità internazionale di trovare soluzioni politiche comuni sono diventati eticamente insopportabili. Il ciclo di estrema violenza e le sue tragiche conseguenze su tutta la popolazione siriana sono diventati inaccettabili».

«Chiediamo a tutti i governi di porre immediatamente fine a tutte le azioni militari, di sostenere e di impegnarsi in un processo politico di pace in Siria», prosegue il messaggio a firma del past. Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC. «Ribadiamo anche il nostro appello urgente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alla comunità internazionale affinché attuino misure capaci di porre fine al flusso di armi e combattenti stranieri in Siria».

«Solo una soluzione politica in Siria, che porti alla costituzione di un governo nazionale di transizione, riconosciuto dal popolo della Siria e dalla comunità internazionale, può adeguatamente affrontare l’esistente minaccia posta dall’Isis e da altri gruppi estremisti e dare speranza alla conservazione del diverso tessuto sociale della Siria e della regione», si legge ancora nella dichiarazione. «Il popolo siriano merita un’alternativa a ciò che si trova ad affrontare oggi, e una pace giusta. Speriamo e preghiamo che la sofferenza del popolo siriano termini presto».

Riforma.it