Mancano pochi giorni a Natale; il diffuso clima di festa non può farci dimenticare che stiamo attraversando un momento veramente drammatico per il nostro mondo. In tale situazione, desidero particolarmente che i miei auguri di un Natale nella letizia e nella gioia non siano né formali né frutto di indifferenza né incentivo al disimpegno di fronte a guerre, atti di terrorismo, persecuzioni, disoccupazione, fame e miseria. Anzi, proprio il Signore che nasce in questa nostra terra e nasce di notte (e noi possiamo pensare alla notte della storia) “racconta il mistero della vicinanza.  E  invita a fare altrettanto, invita a prendersi a cuore. A prenderci, piccola o grande che sia, la nostra responsabilità.” (Angelo Casati, I giorni dello stupore, Romena, pp 50-51). Ecco allora che possono orientarci le parole di don Primo Mazzolari:

Ci impegniamo
senza giudicare chi non s' impegna
senza accusare chi non s'impegna
senza condannare chi non s' impegna
senza cercare perché non s' impegna
senza disimpegnarci perché altri non s'impegnano.
[…]
Se qualche cosa sentiamo di potere – e lo vogliamo fermamente-
è su di noi, soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo
si muta se noi ci mutiamo
si fa nuovo se alcuno si fa nuova creatura
imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi.
L'ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza
di divenire un uomo nuovo.
La primavera incomincia col primo fiore
la notte con la prima stella
il fiume con la prima goccia d'acqua
l'amore col primo sogno.
Ci impegniamo
perché noi crediamo all'Amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perdutamente.

Don Primo, per la coerenza di tutta una vita a servizio del Signore e dei fratelli, ha  il coraggio di usare l’espressione “impegnarci perdutamente”. Credo che l’avverbio ci provochi e ci metta in discussione. È il Signore Gesù che, nel mistero della incarnazione, si è impegnato perdutamente con noi, con l’umanità intera, con il creato. È il Signore Gesù che, “essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil.2,6-7).
Ma noi? Rivolgo questo interrogativo innanzi tutto a me stessa e allora mi rendo conto che il male, il peccato del mondo coinvolge anche me e - penso - tutti noi: tutti ci siamo dentro, non siamo un'isola felice, non siamo migliori degli altri; talvolta però possiamo crederlo perché forse  non siamo stati messi alla prova né dalla miseria, né dalla violenza. Tanto più in questa situazione  relativamente privilegiata è importante purificare le relazioni, perché siano improntate - con trasparenza e umiltà - al vivo desiderio di conoscere l’altro. Se oltre a dire col salmista Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto fossimo capaci di dire anche al prossimo Il tuo volto, fratello, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, allora saremmo veramente annunciatori e testimoni del Signore Gesù che viene sempre in mezzo a noi e ci vuole collaboratori attivi nel costruire un mondo di pace.

Il Natale ci chiama anche alla speranza.
Se si nutre la speranza come virtù teologale, non si cade nella tentazione delle scorciatoie: i tempi di Dio sono diversi dai nostri e spesso sono tempi lunghi. Anche sotto questo aspetto ci aiuta la meditazione sulla nascita di Gesù che, come tutte le nascite, ha richiesto nove mesi di gestazione, periodo in cui ogni madre sente la gioia ma anche la fatica di generare una vita nuova. Proprio all'inizio della sua gravidanza Maria va a trovare Elisabetta : è un incontro tra due donne incinte, una giovane e una vecchia - come a dire che ogni età può essere generativa. Dall'incontro sgorga il Magnificat, canto che nasce in una casa,  non nel tempio o in sinagoga, ma nel luogo della quotidianità.  Questo può essere di stimolo per noi che desideriamo essere ecumenici e cioè - come dice l'etimologia del termine - rendere il nostro mondo una “casa” abitata da Dio e quindi da uomini e donne veramente fratelli e sorelle.

 

Ed ora qualche notizia “di famiglia”. Nel mese di ottobre sono stata invitata a Roma dalla rivista Confronti per partecipare alla giornata del dialogo cristiano - musulmano presso la grande moschea (v. inserto speciale della rivista).  E' stato un bel momento di incontro in un clima di condivisione.  Inoltre ho partecipato a Salerno dal 24 al 26 novembre al convegno organizzato dall'UNEDI (Ufficio Nazionale per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso) della Conferenza Episcopale Italiana: Invocheranno il Nome dell'Eterno concordemente uniti. Prospettive sul re-incontro tra Ebrei e Cristiani. Successivamente, dal 4 all'8 dicembre si è svolto a Camaldoli il XXXV Colloquio ebraico-cristiano che aveva per tema Gesù l'ebreo. Alle origini del rapporto tra ebraismo e cristianesimo. A questi due ultimi convegni, di intenso lavoro su temi che interessano particolarmente la nostra associazione per lo stretto legame con il mondo ebraico,  hanno partecipato in gran numero soci del SAE.  
Ricordo poi il Convegno di primavera ad Enna dal 1 al 3 maggio 2015, dal titolo Conflitti sociali, culturali e religiosi: una sfida per i cristiani. Sarà l'occasione per ascoltare nuovi relatori ed anche per visitare, oltre a questa bella città, la vicina Cefalù, significativa per le sue bellezze artistiche e naturali, ma anche perché ospita il Centro aconfessionale La Palma. Ringraziando i soci siciliani che tanto si stanno spendendo per organizzare queste giornate, spero in una numerosa partecipazione e vi invito a prenotare al più presto eventuali biglietti d'aereo poiché si trovano ancora buoni sconti.  (I prezzi di vitto e alloggio, non ancora definiti con precisione, saranno comunque contenuti e comunicati sul sito al più presto, insieme al programma completo).
Da ultimo, la Sessione di formazione estiva si svolgerà ad Assisi – Santa Maria degli Angeli, presso la Domus Pacis, dal 26 luglio al 1 agosto.  Il titolo è in fase di definizione, ma riguarderà l'attualità dell'ecumenismo.  Siamo nella prospettiva di aprirci anche a nuovi linguaggi, come ad es. la danza e il canto. Un pomeriggio sarà dedicato alla visita alla Basilica di San Francesco, con momenti di spiritualità e dialogo sui temi della Sessione. Spostare la sede della Sessione non è impresa facile, ma spero che le fatiche (di Ercole!) saranno ricompensate da numerose presenze di soci e nuovi amici sia perché abbiamo scelto una sede centrale, sia perché Assisi è meta significativa di incontri ecumenici ed interreligiosi di alto valore simbolico.  
Rinnovo a tutti gli auguri più vivi per un Natale di pace e un nuovo anno colmo di speranza.

Marianita Montresor